In 2.000 hanno partecipato alla prima edizione del Festival del biometano che si è tenuto il 26 maggio 2023 a Schiavon (Vicenza). Durante l’evento presenziato da diverse istituzioni e autorità, è stato inaugurato l’impianto Motta Energia ed Ebs, uno dei più grandi impianti di produzione di biometano in Europa che trasforma i reflui zootecnici in biometano liquido e fertilizzante naturale. 

Come dichiarato da Stefano Svegliadoamministratore delegato di Motta Energia Ebs, i numeri sono impressionanti: 

  • 120 aziende facenti parte del consorzio
  • 200 tonnellate di liquame e letame generate
  • 20 tonnellate di biometano liquido al giorno

L’evento, promosso da FemoGas e Coldiretti Vicenza con il supporto di Legambiente, è stato concepito come una grande festa popolare ispirata alle tradizioni contadine, per avvicinare la popolazione al tema dell’energia rinnovabile, facendo toccare con mano una valida alternativa alle fonti fossili.

Durante il convegno organizzato da AB “Un’eccellenza del biometano”, sono state approfondite nel dettaglio le soluzioni adottate per questo impianto quali l’upgrading del biogas, la liquefazione del biometano, la cogenerazione, il trattamento delle emissioni in atmosfera e la liquefazione CO2 (a breve). Per conoscere meglio le tecnoloogie adottate, clicca qui.

L’impianto di biometano di Motta Energia ed Ebs

L’impianto, promosso da Iniziative Biometano (Gruppo FemoGas), è gestito da due società operative, Motta Energia ed Ebs, di cui sono socie 117 aziende agricole attive nel territorio del Brenta, principalmente nei comuni di Schiavon, Pozzoleone, Bressanvido, Sandrigo. Proprio la compartecipazione è un elemento unico e distintivo: gli allevatori alimentano quotidianamente l’impianto con 360 tonnellate di letame, liquami bovini e pollina (gli escrementi dei polli), vedendo il loro impegno premiato dalla restituzione sotto forma di fertilizzante organico naturale. 

L’impianto, costruito dal Gruppo AB di Brescia e da Ies Biogas (Gruppo Snam), è una sorta di stomaco di mucca altamente tecnologico. Attraverso il processo di “digestione anaerobica”, che si compie in assenza di ossigeno alla temperatura costante di 42 gradi, si produce del gas. Una piccola parte di questo biogas viene trasformata, mediante un cogeneratore, in energia elettrica: quella che serve a far funzionare l’impianto, senza quindi necessità di prelevarla dalla rete. 

Il resto del biogas, opportunamente filtrato per levare le impurità, entra nella fase di upgrading, dove le molecole di metano vengono separate da quelle di anidride carbonica. Il metano, in tutto e per tutto simile a quello che scorre nei gasdotti, viene raffreddato mediante elio per diventare biometano: è il carburante utilizzato da autobus e camion. Ogni anno l’impianto produce 7 mila tonnellate di biometano, quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale di 200 automezzi pesanti che percorrono 100.000 chilometri ciascuno. Se il metano diventa biometano liquido, la componente gassosa, cioè l’anidride carbonica, sarà presto recuperata e ceduta alle industrie che se ne servono: il settore alimentare, per esempio, la impiega nelle bibite gassate.

Oltre al biometano, l’impianto produce il digestato. Questo compost è utilizzato, nella sua frazione liquida azotata, per concimare i campi delle stesse aziende socie, e nella frazione solida per la concimazione di precisione in viticoltura, in floricoltura e in orticoltura. Il digestato viene dunque restituito alla campagna in alternativa ai concimi chimici, contrastando la desertificazione dei suoli e contribuendo a preservare la purezza della falda acquifera. Da Schiavon escono 250 mila tonnellate l’anno di digestato e a beneficiarne sono circa 10 mila ettari di campagna. 

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