Quelli di Allianz di RCA ne capiscono. Dal loro angolo prospettico sono quindi in grado di sezionare il grande malato dell’industria europea: l’automobile. Si è parlato a più riprese della paventata chiusura di alcuni stabilimenti Volkswagen e della vigorosa cura dimagrante di Mercedes. Quando scriviamo, prosegue la vacatio al vertice di Stellantis. Nel frattempo, dal momento che il colosso assicurativo fa espressamente riferimento alla filiera, i componentisti pagano pegno. Si vocifera di uno spinoff del segmento elettrificazione di ZF; nel novembre scorso è circolata l’ipotesi del licenziamento di 4.700 addetti del gruppo Schaeffler.

Allianz e l’industria automobilistica italiana

Ci agganciamo alle riflessioni di Allianz Trade. «Il settore automotive, di fondamentale importanza per il nostro Paese – solo la componentistica vale oltre 60 miliardi di euro – similmente ad altri grandi produttori (come la Germania e la Francia) ha subito un duro colpo. Nel dicembre 2024, la produzione dell’industria automotive italiana secondo i dati ANFIA ha registrato un calo significativo del 36,6%, rispetto a dicembre 2023, con una diminuzione complessiva del 22,7% nell’intero anno. La produzione di autovetture è scesa del 64,9% a dicembre e del 42,8% nell’anno, raggiungendo un totale di 310mila unità prodotte. Il 2025 si prospetta altrettanto impegnativo, con il mese di gennaio che ha già visto un calo delle immatricolazioni del 5,9% rispetto allo stesso mese nel 2024. Le auto elettriche pure (Bev) e le ibride plug-in (Phev) continuano a faticare nel guadagnare terreno, rappresentando rispettivamente solo il 5,0% e il 3,6% del mercato».

Uno sguardo all’Europa

«Il 2024 ha rappresentato un duro banco di prova per l’industria automobilistica globale. Dopo una crescita del +10% nel 2023, le immatricolazioni di veicoli hanno registrato un modesto +1,7% nel 2024, con una previsione di crescita globale di circa +2% per il 2025. Tuttavia, l’Europa rischia di restare indietro (+1,5%) rispetto alla Cina (+4%) e agli Stati Uniti (+2,5%), anche a causa del protezionismo, in particolare in Germania. L’adozione dei veicoli elettrici (ev) sta trainando il mercato cinese, con vendite in crescita del +40% nel 2024 e un netto calo delle vendite di veicoli con motore a combustione interna (-17%). In Europa, invece, le vendite di ev sono diminuite, rendendola l’unico grande mercato a registrare una contrazione in questo segmento. Solo il comparto degli ibridi ha mostrato segnali di vitalità (+20% nel 2024), anche se a beneficio dei produttori asiatici».

Emergono tre fattori ostativi alla presa di coscienza del divario dell’industria automobilistica continentale rispetto alle sfide della competizione globale, che la penalizza nei confronti della Cina. Nell’ordine, gli elementi di gap competitivo sono i seguenti. «Innovazione mancata nell’elettrificazione: I produttori europei hanno investito meno della metà rispetto ai concorrenti cinesi in ricerca e sviluppo, con una spesa media del 6% dei ricavi, rendendo i veicoli europei meno competitivi e più costosi (15-30% in più rispetto ai modelli cinesi). Dipendenza dalla Cina: La Cina domina il mercato delle batterie, fornendo circa due terzi della produzione globale e aumentando la sua quota di mercato in Europa (7-8% nel 2024). Una guerra commerciale con la Cina aggraverebbe ulteriormente il declino delle quote di mercato europee in Asia. Disallineamento tra ambizioni politiche e realtà di mercato: Le nuove normative europee sul CO2 rischiano di penalizzare il settore con multe superiori ai 10 miliardi di euro, mentre l’alto costo dell’elettricità rende l’utilizzo di ev meno conveniente rispetto ai veicoli tradizionali»

allianz

A questo punto, il documento di Allianz suggerisce una serie di azioni. Si parte dalla riduzione della gamma di modelli a 5-6, concentrandosi su versioni ibride ed elettriche, nell’investire nella verticalizzazione della filiera e in soluzioni di ricarica personalizzate, nell’aumentare il capitale investito in tecnologia, ricerca e sviluppo fino al 10% dei ricavi, nell’esplorare nuovi mercati emergenti come India, Vietnam e Sud America e, infine, nel favorire joint venture e progetti collaborativi. Si intravede anche una filigrana “trumpiana”, con la richiesta di dazi del 40-50% per veicoli con componenti non europei e di incentivi fiscali alle joint venture con partner non europei per la produzione in Europa. Infine si invoca il supporto finanziario per favorire lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica. Infine, si passa ai “conti della serva”. Per procedere a questa campagna aggressiva di rivitalizzazione dell’automobile europea, servirebbero dai 200 ai 300 miliardi di euro. Gli incentivi a valle del mercato sarebbero indirizzati all’acquisto di auto elettriche sotto i 45.000 euro che abbiano almeno il 75% di componenti europei.

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