Essere un marinizzatore oggi: Amalia Festa ci racconta Nanni Energy in Blue
La Ceo di Nanni, Amalia Festa, ha condiviso con noi riflessioni, strategie e una visione non banale per il futuro sì di Nanni, ma anche della nautica nel suo complesso. Gli effetti della pandemia, affrontati in prima persona anche dal management, hanno dato se possibile ulteriore impulso alla riorganizzazione dell’azienda, con l’obiettivo di proporre ai […]
La Ceo di Nanni, Amalia Festa, ha condiviso con noi riflessioni, strategie e una visione non banale per il futuro sì di Nanni, ma anche della nautica nel suo complesso. Gli effetti della pandemia, affrontati in prima persona anche dal management, hanno dato se possibile ulteriore impulso alla riorganizzazione dell’azienda, con l’obiettivo di proporre ai clienti sia motori che ricambi con uno stock importante e una capacità di consegna più rapida possibile. Questo è solo un piccolo estratto dell’intervista completa, che sarà pubblicata su DIESEL di settembre.
Amalia Festa e l’immagine di Nanni
Partiamo da un elemento solo apparentemente secondario, il nuovo logo con il payoff ‘Energy in Blue’. Una piccola provocazione: il diesel è considerato adesso una zavorra?
Nient’affatto. La ragione per cui abbiamo inserito il payoff Energy in Blue è stata la volontà di dare l’idea dell’energia, del pulito, del rispetto del mare. È una conseguenza coerente del messaggio che abbiamo iniziato a dare nel 2003, quindi 17 anni fa. Nel ripensare il nostro logo, abbiamo voluto mettere in risalto questo messaggio, oltre al nostro nome, Nanni. L’idea è quella di un ritorno all’essenziale.
Viviamo la fase della ripresa dal lockdown seguito all’emergenza Covid-19. Cosa vi ha lasciato questo incredibile periodo? E come vedete il futuro prossimo?
La pandemia ci ha costretto a modificare i nostri comportamenti, sia a livello lavorativo che nei confronti dell’ambiente. C’è una grande e doverosa attenzione alla sicurezza, alla sanificazione, alle precauzioni per salvaguardare le persone. Le restrizioni sui viaggi e le nuove disposizioni per i luoghi di lavoro hanno dato, anche qui da noi, un impulso allo smart working per le attività di ufficio.
La nostra organizzazione interna, comunque, ha funzionato perfettamente. Dal punto di vista operativo, abbiamo riscontrato una grande collaborazione tra chi lavorava in azienda e chi lavorava da casa. Riorganizzazione interna, rapporti umani, gestione della produzione sono tutti fattori che hanno generato un cambiamento in meglio, anche solo per il fatto che ci stiamo rendendo conto che possiamo comunicare e andare avanti anche a distanza.
E a livello personale, che effetto ha avuto su di lei questo periodo?
Personalmente ho vissuto un’esperienza molto bella. Dopo 30 anni di attività imprenditoriale, mi sono rimessa la tuta e sono stata a stretto contatto con i ragazzi che lavorano in produzione per tutto il mese di marzo e quello di aprile. Ad eccezione di una settimana che ci è servita per poter sanificare, a metà marzo, non ci siamo mai fermati. E stando sul campo ci siamo accorti che, in effetti, le persone si sono adattate abbastanza in fretta alle nuove modalità. Poi, è stato commovente vedere la solidarietà nei confronti di chi era impegnato in prima linea: il personale sanitario, naturalmente, ma anche i trasportatori, i lavoratori del settore alimentare e tutti gli addetti dei servizi di base.
L’intervista completa sarà pubblicata su DIESEL settembre