Biometano? In Italia trova terreno fertile
La Germania è la patria del biogas e del biometano? Sì, forse o, meglio, ni… La locomotiva tedesca vanta la leadership europea in termini di numero di impianti, volumi prodotti, know-how tecnologico ed esperienza. Se invece spostiamo l’attenzione sul biometano (altro non è che biogas purificato al fine di conferirgli le stesse caratteristiche chimiche del metano di […]
La Germania è la patria del biogas e del biometano? Sì, forse o, meglio, ni… La locomotiva tedesca vanta la leadership europea in termini di numero di impianti, volumi prodotti, know-how tecnologico ed esperienza. Se invece spostiamo l’attenzione sul biometano (altro non è che biogas purificato al fine di conferirgli le stesse caratteristiche chimiche del metano di fonte fossile) l’Italia emerge con forza.
Uno studio effettuato da Ecofys, in collaborazione con il Centro di analisi dei sistemi culturali dell’Università di Wageningen (Paesi Bassi) e con il Crpa, Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia, è giunto al seguente risultato: “L’utilizzo di doppie colture, pratica già attualmente adottata da molti agricoltori italiani, può essere un modello promettente per produrre biomasse aggiuntive senza ricadute negative sull’utilizzo dei suoli o per produzioni alimentari”.
Biometano con mais e triticale
Il caso studio ha preso in esame mais come coltura estiva e triticale come coltura invernale da destinare al digestore. “Grazie al modello delle doppie colture” hanno commentato gli autori della ricerca “gli agricoltori italiani possono produrre biometano a costi bassi con impatti ambientali positivi”.
Si tratta ancora di valutazioni preliminari ed è la stessa Ecofys a non sbilanciarsi troppo, consigliando nuove ricerche a ulteriore conferma. Ma il solco sembra essere tracciato e, una volta tanto, la carta vincente potremmo avercela noi e non l’Europa verde del Centro Nord. Tutto sta a giocarcela nel migliore dei modi.
Gas. Whos’ who
Un panorama, quello del biogas, che agli occhi dei lettori di DIESEL si distingue sotto due aspetti: il profilo motoristico e quello degli utility. Il primo aspetto è dominato da Man, distribuita da Ets, che per applicazioni fino al MegaWatt fornisce un catalogo esaustivo che la vede onnipresente nelle aziende agricole. In tanti si sono attrezzati a insidiarne il primato: Tedom è uno degli outsider che scalpitano, coordinati in Italia da Rama Motori. Anche Scania si sta attrezzando e lo sbarco in Italia, sotto la regia di Arduini Luigi di Fiorenzuola (PC), pare imminente. I concorrenti impegnati ad attrezzarsi al decennio del gas (così immaginiamo la ventura terza decade) potrebbero battere un colo: il know how di Fpt Industrial ha le carte in regola per sferrare l’offensiva. Iveco, per esempio, ha confidenza con il metano e il gnl. Per non parlare di New Holland… E attenzione a Perkins: le serie 4000 e 400 con il metano vanno a nozze. Last but not least, Liebherr, che sul gas sta investendo come pochi altri (vedi serie 96 e serie 98).
Mtu è stata antesignana nella propulsione marina alimentata a cng. La serie 4000 è oltretutto protagonista di un accordo con Yuchai: e se fossero i cinesi i primi orientali a battere un colpo?
Jenbacher è il signore assoluto delle potenza XXL: sopra il Mega i ‘verdoni’ tirolesi sono ubiqui.
Parlando di meccanizzazione la guerra è senza frontiere. Merlo siede sul gradino più alto del podio, dietro sono in tanti: Manitou, Dieci, Jcb, Bobcat, Faresin. Solo per fare alcuni nomi.