Brokk 900, il robot da demolizione con anima elettrica (o diesel)
Si chiamano ‘demolition robot’, sono comandati a distanza e devono operare in condizioni ambientali particolarmente difficili. Il Brokk 900, di prossima uscita, è la punta dell’iceberg di una gamma ampia e variegata. Fondamentalmente elettrica ma con opzioni diesel, anche Stage V, con motori Kohler o Kubota.
Si chiamano ‘demolition robot’, sono comandati a distanza e devono operare in condizioni ambientali particolarmente difficili. Il Brokk 900, di prossima uscita, è la punta dell’iceberg di una gamma ampia e variegata. Fondamentalmente elettrica ma con opzioni diesel, anche Stage V, con motori Kohler (a proposito, ecco un focus sulle strategie della casa americana, direttamente da Reggio Emilia) e Kubota. Ne parliamo diffusamente sul Grandangolo che trovate a pagina 26 di DIESEL maggio. Qui ve ne proponiamo un estratto.
Robot da demolizione Brokk, a chi servono?
Quando il gioco si fa duro, i robot iniziano a giocare. Parliamo di demolizione e di macchine molto particolari, che la svedese Brokk progetta e realizza sin dal 1976 nella città di Skellefteå, a 800 chilometri circa da Stoccolma. Sono macchine, i robot per demolizione, che assomigliano vagamente agli escavatori, pur essendo privi di cabina o comandi che possano ospitare l’operatore: il sistema di controllo remoto consente di lavorare in ambienti particolarmente pericolosi o addirittura inaccessibili all’uomo, per cui il robot è in certi casi l’unica soluzione possibile. Chi sono, dunque, i tipici utilizzatori di queste macchine? «Utenti che necessitano di lavorare in ambienti molto ristretti, principalmente all’interno di fabbriche, edifici civili, gallerie, microtunnel o ambienti ristretti in cui l’uomo deve assolutamente stare a una distanza di sicurezza», spiega Carlo Montorfano, responsabile commerciale di Brokk Italia, di stanza a Como. «In ambito industriale, i Brokk sono richiesti nella lavorazione dei metalli: fonderie di acciaio, alluminio, rame, zinco, piombo. Qui lavorano nei forni per il rinnovamento dei materiali refrattari o nella pulizia delle scorie di colata, per esempio. Tutti ambienti caratterizzati da alte temperature e che richiedono produttività elevata in situazioni di alto rischio per l’operatore».
Largo al Brokk 900
Due le opzioni disponibili: standard con martello idraulico più pesante e potente e la versione Rotoboom con sistema braccio rotante ad alta precisione dalla portata di 10 metri. Il Brokk 900 Rotoboom permette una rotazione continua del braccio di 360 gradi con movimenti fluidi per la massima precisione, è termo-protetto per refrattario rosso, si adatta all’ambiente degli impianti metallurgici e viene fornito con il martello idraulico con schermatura termica brevettato di Brokk.
Le possibilità di personalizzazione, però, non finiscono qui. «I Brokk rimangono macchine di nicchia, caratterizzate da livelli di affidabilità molto elevati», prosegue Montorfano. «Vengono prodotte in linea nello stabilimento svedese in seguito a un forte sviluppo in termini di ricerca. Oltre alla necessità di rendere le macchine assolutamente heavy-duty per massimizzare affidabilità e durata, in alcuni settori – penso per esempio alle fonderie o al settore minerario – c’è un’elevata esigenza di personalizzazione per proteggere le macchine, e specialmente le parti più delicate, da temperature molto elevate, crolli o perfino da eventuali ribaltamenti dei robot stessi».
Elettrico o diesel?
A proposito di parti più delicate, ciò che più incuriosisce noi di DIESEL è la doppia motorizzazione dei Brokk 900, disponibili sia con motore elettrico Abb da 71 chilowatt, sia nella versione diesel, con standard di emissioni fino al Tier 4 Final per il mercato americano o Stage V per quello europeo. Come raccontiamo diffusamente nel nostro Grandangolo, ci troviamo in orbita Kohler o Kubota, a seconda della classe di emissioni. La potenza erogata si aggira in ogni caso sui 55 chilowatt.
«Possiamo dire che i Brokk nascono elettrici, proprio perché per la gran parte vengono utilizzati in spazi chiusi dove un motore elettrico, dunque senza emissioni, è un grande vantaggio. Alcuni modelli, tra cui l’800 prima e adesso il 900, prevedono anche l’opzione diesel ambienti di lavoro caratterizzati da grandi distanze, per cui gestire un cavo elettrico genera grossi problemi», spiega il responsabile commerciale di Brokk Italia. «Il motore diesel rimane una grandissima risorsa per certi utilizzatori dei nostri robot per demolizioni. Per esempio, una fonderia italiana ha ordinato un Brokk diesel per non avere cavi elettrici che disturbassero durante le lavorazioni o che rischiassero di essere danneggiati da scorie molto calde. Guardando al futuro e allo sviluppo di batterie più performanti, più che un ibrido elettrico/diesel vedo un sistema ibrido che preveda alimentazione via cavo da rete e batteria».