Caro-gasolio, turbolenze nei settori trattori e camion
Il caro-gasolio sta mettendo in ginocchio diversi settori, tra cui quello agricolo e del’autotrasporto. Tra proteste e minacce di fermo mezzi, la questione non è ancora risolta.
Che il caro-gasolio e dell’energia, combinato all’impennata dei costi delle commodities a livello globale, stia mettendo in ginocchio il settore dell’autotrasporto (per cui rappresenta una delle voci più onerose nelle finanze aziendali) e con esso la ripresa del Sistema Paese, è ormai sotto gli occhi di tutti, anche alla luce dell’aggravarsi della crisi ucraina. Ma che gli effetti si potessero riversare in maniera così pesante anche sulle aziende del settore primario, per cui proprio sul gasolio agricolo sono previsti costi più bassi, per quanto già ipotizzabile, non era così ovvio. Una situazione che ha sollevato la questione dei tariffari delle lavorazioni agromeccaniche, possibilmente da aggiustare al rialzo in base agli aumenti del gasolio.
Oggi, per fare il pieno di un trattore di grossa cilindrata, infatti, servono 600-700 euro con aumenti del 60-70% rispetto agli anni scorsi. Il Governo Draghi è già al lavoro, come i recenti tavoli aperti con le associazioni di categoria dell’autotrasporto, per ridurre l’impatto del caro-gasolio e del caro-energia sulle imprese italiane.
Caro-carburanti, la posizione della viceministra Bellanova
Non va meglio per gli autotrasportatori. All’incontro del 15 marzo al MIMS la viceministra Bellanova ha presentato un “Protocollo di intesa” alle associazioni dell’autotrasporto presenti. Ma la questione non è ancora risolta e il tavolo resta aperto. Dall’incontro è emersa almeno una certezza: le sigle partecipanti si sono impegnate formalmente a non proclamare nessun fermo nazionale del settore garantendo il proseguimento dei servizi, tassello fondamentale per evitare il tracollo dell’economia, già in netto rallentamento dopo la ripresa del 2021.
Nonostante manchi all’appello ancora una proposta concreta per la riduzione del costo del gasolio alle stazioni di servizio (ancora stabilmente sopra i 2 € al litro in tutta Italia), la scelta delle sigle dell’autotrasporto è arrivata in seguito all’annuncio dell’arrivo di un provvedimento generale da parte del Governo che ha ridotto di almeno 25 centesimi il costo del gasolio. Tuttavia, anche se le sigle più grandi hanno congelato un ipotetico fermo nazionale, altre associazioni stanno comunque proseguendo sulla linea dura delle proteste, almeno fino a quanto non arriveranno i primi aiuti concreti.
“Ne sono assolutamente convinta: un intervento sulle accise non è più rinviabile”, ha esordito la viceministra Teresa Bellanova durante l’apertura del tavolo dell’Autotrasporto del 15 marzo sul caro-carburanti, tenutosi presso la Sala Mappamondo al Mims. “Il caro carburante rischia di strozzare questo segmento che è strategico per il paese, ripercuotendosi su altri settori ugualmente essenziali e di prima necessità. Bisogna agire adesso, con coraggio e determinazione. Dopo sarebbe troppo tardi. In queste ultime settimane abbiamo lavorato senza sosta consapevoli delle difficoltà che il settore sta vivendo e della necessità di dare risposte anche a criticità strutturali aggravatesi nel tempo”.
Il “Protocollo di intesa” per l’autotrasporto italiano
Come ribadito anche nella nota di Unatras, Bellanova ha presentato alle sigle un pacchetto di proposte – definito “Protocollo di intesa” – che ha recepito quanto richiesto a gran voce nelle ultime settimane dal settore. L’accordo contenuto nel “Protocollo di intesa” (che, va ribadito, deve ancora essere sottoscritto da tutte le parti), ruota principalmente intorno a quattro punti. Si parte con la clausola di adeguamento del costo del carburante e dall’adeguamento dei costi di riferimento (che dovranno essere aggiornati almeno trimestralmente). Tematiche a cui si sono aggiunti i controlli sul rispetto dei tempi di pagamento di trasporto e la revisione della regolamentazione dei tempi per il carico e lo scarico delle merci. Durante l’incontro non sono mancati i riferimenti al fondo di 240 milioni di euro destinati all’autotrasporto per il triennio 2022-2024 e agli incentivi da erogare per lo svecchiamento del parco veicolare.
Unatras, in conclusione, ha precisato che “per fermare la speculazione in atto, abbiamo chiesto di attuare dei controlli serrati oltre a fissare per decreto un tetto al prezzo del gasolio. Non abbiamo firmato alcun accordo ma il tavolo resta aperto permanentemente. Sabato sono confermate le nostre manifestazioni/assemblee per confrontarci con la categoria e anche per protestare contro le speculazioni sul prezzo e sulla carenza del canale extra rete”.