Prima di analizzarne le potenzialità, è bene dare una definizione di cosa si intenda per cogenerazione. Quando si parla di cogenerazione (CHP) si intende il processo di conversione di un singolo combustibile sia in energia elettrica che in calore. Il tutto mediante un unico processo che si realizza nello stesso punto di utilizzo.

La cogenerazione è ormai una tecnologia piuttosto matura, entrata a far parte delle alternative sostenibili alla generazione centralizzata tradizionale. Nelle soluzioni di cogenerazione, un motore normalmente alimentato a gas naturale opera insieme ad un alternatore che produce energia elettrica. Sfruttando al massimo il combustibile e convertendolo in energia elettrica con un’efficienza del 35% circa e in calore con un’efficienza del 50% circa. Il calore viene recuperato dal motore prelevandolo dallo scarico, dalla camicia e dai circuiti di raffreddamento a olio.

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I vantaggi della cogenerazione secondo Centrica Business Solutions

Riduzione dei costi di funzionamento. In termini di riduzione dei costi dell’energia reali degli impianti, della possibilità di godere di particolari incentivi e di stabilizzazione dei costi dell’energia per un periodo prolungato.

Sicurezza della fornitura. In quanto un sistema di cogenerazione funziona come generatore di emergenza, fornisce calore di emergenza e riduce la dipendenza dalla rete.

Riduzione delle emissioni di CO2. Questi impianti producono generalmente emissioni ridotte rispetto alla fornitura tradizionale separata di energia elettrica e calore, fornite dalla rete. L’impatto può essere valutato tramite Sbem o altri pacchetti software di modellazione delle prestazioni energetiche.

Quando utilizzare la cogenerazione?

Prima di poter determinare le dimensioni corrette di un’unità di cogenerazione è necessario raccogliere alcuni dati relativi al sito. I requisiti principali sono incentrati sul consumo di forniture del sito (energia elettrica di rete e gas naturale) e sulle relative tariffe. Per il consumo di gas naturale non viene applicato un sistema di tariffe graduate. La fonte più comune di questi dati è rappresentata semplicemente dalle bollette per le forniture del sito.

Dopo avere raccolto i dati, è possibile svolgere una semplice valutazione della fattibilità dell’impianto. La valutazione si basa sul calcolo dello “spread dell’energia”, ossia la differenza tra la tariffa dell’energia elettrica di rete e quella del gas naturale. Se la tariffa dell’energia elettrica di rete è 9 c/kWh e quella del gas naturale è 3 c/kWh, lo spread dell’energia è pari a 3,0 (quindi basta una semplice divisione). Come regola generale, perché uno schema di cogenerazione risulti vantaggioso è necessario uno spread dell’energia di almeno 2,5.

Nello stabilire quale sia la migliore unità di cogenerazione per un sito, è necessario massimizzare l’utilizzo sia elettrico che termico della produzione. Se l’unità selezionata è troppo piccola, non verrà realizzato il massimo risparmio possibile, se d’altra parte l’unità di cogenerazione è troppo grande, funzionerà in modo inefficiente a carico parziale, con meno ore di funzionamento e valori di utilizzo ridotti.

Il sistema di cogenerazione dovrebbe operare in modo da impedire la dissipazione di una quantità eccessiva di calore e scoraggiare l’uso delle unità come semplici generatori a gas.

Uno sguardo anche ai costi d’installazione

Per approfondire la valutazione è necessario esaminare anche le caratteristiche del sito. Così da poter garantire l’idoneità dell’interfaccia del sistema di cogenerazione, per stabilire che i carichi connettivi possano essere effettivamente realizzati.

I costi di installazione possono variare notevolmente da un sito all’altro, principalmente in base ai seguenti fattori: ubicazione dell’impianto di cogenerazione, disponibilità del gas, distribuzione dello spazio, implicazioni per i vincoli edilizi, problemi di rumorosità, normative locali, limitazioni di manutenzione, collegamenti elettrici, integrazione termica.

I siti più adatti in generale presentano una domanda di calore o refrigerazione per tutto l’anno, consentendo di utilizzare l’unità come “caldaia principale”.

Tra gli altri fattori locali da verificare vi sono la presenza di persone nel sito e le ore di attività previste per l’impianto, l’efficienza delle caldaie esistenti e i requisiti energetici futuri che potranno essere coperti.

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