Confronto 2.000 cavalli per il diporto
Confronto 2.000 cavalli per il diporto. Ne abbiamo parlato diffusamente su DIESEL di Dicembre. Un’anticipazione in esclusiva per chi non avesse ricevuto il giornale nella buca delle lettere. Confronto 2.000 cavalli per il diporto Fatale fu il Covid e quel ‘rien ne va plus’ della Prefettura delle Alpi Marittime, il 23 di agosto, che […]
Confronto 2.000 cavalli per il diporto. Ne abbiamo parlato diffusamente su DIESEL di Dicembre. Un’anticipazione in esclusiva per chi non avesse ricevuto il giornale nella buca delle lettere.
Confronto 2.000 cavalli per il diporto
Fatale fu il Covid e quel ‘rien ne va plus’ della Prefettura delle Alpi Marittime, il 23 di agosto, che ha messo i lucchetti al Salone. La storia non si fa con i ‘se’ e i ‘ma’, ma proviamo, per una volta, a giocare al ‘what if’: se si fosse regolarmente svolta, l’edizione 2020 del Salone di Cannes avrebbe registrato il botto, anzi, due botti, da parte di Caterpillar e di Mtu. Prima di ripercorrere le tappe del salto in alto che vede protagonisti soprattutto i due tedeschi, Man e Mtu, vi buttiamo lì due cifre, in cavalli: 2.000, per Cat, 1.974, per Mtu. I 1.400 chilowatt rappresentano un fronte combattuto, tra i belligeranti della nautica diportistica, che replicano colpo su colpo alle iniziative degli avversari. L’obiettivo è alzare l’asticella sempre più in alto, e le trincee sono spesso scavate proprio qui, dietro la Croisette, al Vieux Port. Nel 2014 fu Mtu a ‘pompare’ la serie 2000, con i 1.432 chilowatt del 12 V2000M96L, che a quella potenza, a 2.450 giri, si rivela capace di 5.576 Newtonmetro. Questo è quanto scrivemmo al nostro ritorno dal Cannes Yachting Festival del 2014: “Mtu è sbarcata da Friedrichshafen per l’ostensione della serie 2000 M96 in veste Epa Tier 3. I tre turbo in sequenza innescano quello centrale per la compressione dell’aria a inizio scala e per dare gonfiare le vele dei pistoni, ristilizzati per migliorare la nebulizzazione. Una delle questioni spinose di questi tempi motoristici è quella delle temperature (ndr: sono trascorsi sei anni e non è cambiato molto), e sul lago di Costanza hanno pensato di introdurre un secondo elemento di raffreddamento dell’aria pre-combustione, in modo da ridurre a più miti consigli gli ossidi di azoto. Ritocchi agli iniettori, confermata la firma Bosch ma con un profilo degli ugelli diverso, con una pompa ad alta pressione concepita espressamente da L’Orange (un tempo specialista di casa Tognum, quindi Mtu, transitata il 9 aprile del 2018 sotto le insegne di Woodward Inc.). Cambiano anche l’alternatore, di portata superiore (è stato installato l’Uc9 al posto dell’Uc7) e la filtrazione del gasolio, che guadagna il secondo filtro per depurare corpi estranei, trafilamenti e il pulviscolo in eccesso dovuto alla potenziata capacità di aspirazione. Tutto questo avviene lasciando inalterato il peso e ritoccando altezza e larghezza. La canna da 2,23 litri conferma le potenze della versione precedente, a 1.268 chilowatt il 12 cilindri ‘viaggia’ al regime di 2.450, il 16 a 1.630, che equivalgono a più di 2 Mega, ancora una volta nel segno della semplicità: common rail e controllo elettronico ma nessun ammennicolo anti-emissioni, come prassi nel marino, almeno fino all’Imo Tier 3”.
Correva l’anno 2015
Nemmeno un anno per fare decantare e Man raccoglie il guanto di sfida, rilanciando da 1.800 a 1.900 cavalli. Questa la nostra impressione, alla presentazione, nella tarda primavera del 2015: “Il V12-1900 è capace di 1.397 chilowatt alla abituale rotazione di 2.300 giri, grazie a interventi sulla fluidodinamica e sul settaggio della centralina. Rivelatrice dell’ottimizzazione termodinamica è la pressione media effettiva: per quanto sul V12-1800 fosse la più sostenuta del suo spettro di confronto, è stata ulteriormente vitaminizzata, da 29,5 a 30,7 bar. Il vero asso della manica della canna da due litri di Man rimane comunque il peso: il V12 non prende un etto e si conferma il super-leggero del segmento. Con 2.365 chili stacca di 415 chili il 12 cilindri di Friedrichshafen, con una densità di potenza e una potenza specifica superiori di 22,8 e 1,9 chilowatt. Impietosa la forbice sulla bilancia con Cat – 30 per cento – e con il 12 M63 di Baudouin – 36 per cento. Anche per quanto riguarda l’ingombro, di appena 3,12 m3, l’unico a reggere il confronto è Mtu (3,37 m3); americani e francesi contabilizzano 4,51 e 4,71 metri cubi. A proposito di rendersi appetibili ai vani angusti, il filtro rimane in linea con la sagoma del motore, favorendo oltretutto la sostituzione all’interno dello stesso alloggiamento. Interessante il profilo della curva di coppia, 6.220 Nm disponibili a 1.200 giri e stabili fino a 2.000 giri, che consente di sfruttare un bottino a potenza massima di 5.800 Nm. Valori che devono tanto alla centralina Edc che coordina il common rail Bosch da 1.650 bar, foraggiato dal doppio stadio per bancata, con intercooler e valvola waste gate, due pompe per la bassa pressione e due per l’alta. Lo scambiatore dell’acqua non è più a fascio tubiero ma a piastre”. Man non si è fermata qui, e nel 2018 ha fatto cifra tonda: il 12 cilindri a V si è così portato a 2.000 cavalli, alias 1.470 chilowatt, lasciando quindi alle spalle i cugini del Lago di Costanza.
Segue a pag. 18 di DIESEL 12/2020