Earth Automations è nata per gioco, per progettare un piccolissimo robot per la coltivazione di un orto privato, nel 2014-15. «Inizialmente l’obiettivo era confezionare un inseguitore di punti Gps, non autonomo ma automatico», è l’esordio di Fausto Quintieri, uno dei soci fondatori della start-up cosentina. «Successivamente si è ipotizzata un’applicazione a guida autonoma. Noi proveniamo dal campo della robotica, della quale abbiamo applicato i principi in ambito agricolo. Il primo prototipo è stato derivato da un escavatore Komatsu da 30 cavalli. Abbiamo quindi sviluppato una serie di prototipi, l’ultimo è stato presentato e premiato all’Eima di Bologna». Il progetto si prefiggeva di capitalizzare il meglio dalla sua natura robotica e delle macchine agricole. 

«Come start-up ci occupiamo di piattaforme a guida autonoma e il Dood rappresenta una verticalizzazione specifica per l’agricoltura. Per finanziarci abbiamo realizzato altri robot e l’esperienza accumulata ci ha permesso di realizzare una macchina complessa e versatile, poiché può essere utilizzata in molti settori». Tornando al rover, su suggerimento degli operatori del settore, spaventati dalla scorretta trasposizione tra la potenza dichiarata e la potenza erogata, i progettisti hanno preso il meglio della trattrice, ed è per questa ragione che hanno optato per il motore diesel, collaudato e perfettamente conosciuto dall’utilizzatore, grazie al quale la macchina riesce ad automatizzare attrezzi già presenti nell’azienda agricola. La macchina di base è un porta attrezzi, che tecnicamente si attacca a qualsiasi attrezzo con attacco a tre punti Cat2, compatibilmente a potenza e peso. In modalità autonoma vincolano alcuni tipi di lavorazione per motivi di sicurezza, il riferimento è alle lavorazioni di routine nei frutteti. La tecnologia è scalabile sia in potenze che dimensioni, perché il nucleo di calcolo è identico. La macchina accoglie da 55 a 80 chilowatt (da 75 a 110 cavalli circa) ed è suscettibile di variare questa fascia di potenza. Questa macchina è stata concepita dopo il confronto con centinaia di operatori di settore. È stata semplificata nella fase manutentiva, ma se si rimuove la scocca è tutto riconoscibile. Le curve prestazionali sono equivalenti a quelle delle trattrici tradizionali. «Abbiamo installato un F32 Stage IIIB, che si adeguerà allo Stage V, completo di post-trattamento, accoppiato con 3 pompe idrauliche della Pvg, elettrocontrollate in portate e pressioni, in linea con cardano, frizione idraulica, per accoppiare e disaccoppiare la pto, e la presa di forza, con le riduzioni del caso, direttamente sull’albero motore, senza ulteriori organi intermedi. La scocca superiore è sollevabile interamente e rimangono gli organi nudi, a vista. Abbiamo previsto due circuiti chiusi (la pompa di ogni cingolo è a circuito chiuso) e un circuito aperto per i servizi esterni (pistoni sollevatori, servizi ausiliari per l’attrezzo, distributori lasciati liberi per l’attrezzo)». (…)

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