Fabio Buzzi e una storia scritta nelle vene
«Data la mia veneranda età, sono un pilota a perdere». Queste sono le parole che Fabio Buzzi pronunciò alla vigilia del tentativo di superare se stesso, ponendo la firma in calce su quel record di poco più di un anno fa, nel familiare scenario del lago di Como, che resterà impresso nel suo epitaffio. Fabio […]
«Data la mia veneranda età, sono un pilota a perdere». Queste sono le parole che Fabio Buzzi pronunciò alla vigilia del tentativo di superare se stesso, ponendo la firma in calce su quel record di poco più di un anno fa, nel familiare scenario del lago di Como, che resterà impresso nel suo epitaffio.
Fabio Buzzi: 28 gennaio 1943 – 17 settembre 2019
Da ieri sera, martedì 17 settembre 2019, intorno alle 21, il nome di Fabio Buzzi è definitivamente consegnato all’archivio della storia, la sua storia privata, che si sovrappone alla storia scritta sulle pagine dei giornali, almeno nel perimetro dell’epopea sportiva.
CRONACA DEL RECORD CON FPT INDUSTRIAL
Ingegnere, fondatore di Fb Design, poi coinvolto in Seatek, furetto dell’acqua, esegeta motoristico del futurismo, totalmente dedito alle sirene della velocità, proprio ad un nulla dall’ennesimo record del suo sfolgorante curriculum: raggiungere Venezia da Monte Carlo in meno di 19 ore. E proprio sul limitare della Laguna che il suo sogno si è infranto sulla diga di San Nicolò. Venezia, dove tutto era cominciato, nel 1960, alla tenera età di 17 anni, in occasione della Pavia – Venezia. Undici anni prima di conseguire la laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino. E il capoluogo sabaudo resterà impresso nel suo destino. È infatti con il Cursor 16 di Fpt Industrial che il 7 marzo dell’anno scorso ha raggiunto la sorprendente velocità dei 277,5 chilometri orari. Sorprendente per gli annali, non per lo slancio super-omistico di questo veterano della motonautica, nato a Lecco nel 1943. Da allora con Fb Design si è aggiudicato 52 titoli mondiali, 32 dei quali insieme a Fpt Industrial, inclusi 15 campionati del mondo in varie classi e 17 trofei internazionali: sette in Europa, quattro in Sud America e sei in Italia. Tra questi nel 2010 la Marathon World Cup, con la Red Fpt, motorizzata con un allestimento quadruplo di N67 600 e la New York-Bermuda, nel 2012, con lo scafo ‘Col Moschin’ equipaggiato da una coppia di C90 650. Tra queste due, nel 2011, proprio la traversata Montecarlo-Venezia, nel 2011, con la Kerakoll Fpt.
Pilota e progettista
Il nostro ricordo è affidato alle battute conclusive della sua intervista, ragionando sulle condizioni meteo ideali per inseguire il record, dove la passione del pilota si diluisce nella competenza dell’ingegnere meccanico: «Il Lago di Como è troppo profondo e ventilato e a 280 km/h la barca riceve delle mostruose accelerazioni verticali; occorre avere zero onda. Per addomesticare la planata ci siamo inventati un sistema nuovo, due flap elettroidraulici sugli scarponi che permettono di far emergere lo scafo senza l’inevitabile turbinio di acqua che impedisce la visibilità. La barca presenta un vistoso abbassamento nel mezzo, per l’alloggiamento del motore ed è fatta a ‘scatoloni’, con la coperta di carbonio, incollata e rigidissima, dal punto di vista strutturale. La struttura ha un altissimo momento d’inerzia, le sezioni trasversali presentano una C di carbonio, fatta in autoclave, rivettata».