Psr. I Piani di sviluppo rurale (che vanno male…)
Psr, la sigla del Programma di sviluppo rurale, ci ricorda che siamo penultimi in Europa. Il documento in questione attinge al FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) e rappresenta il sestante degli interventi dalla Comunità europea che permette alle Regioni italiane di promuovere gli interventi del settore agricolo- forestale regionale. Insomma, per quanto […]
Psr, la sigla del Programma di sviluppo rurale, ci ricorda che siamo penultimi in Europa. Il documento in questione attinge al FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) e rappresenta il sestante degli interventi dalla Comunità europea che permette alle Regioni italiane di promuovere gli interventi del settore agricolo- forestale regionale.
Insomma, per quanto ci riguarda, di riflesso un volano della meccanizzazione agricola.
Nasce dal Regolamento (UE) n.1305/2013 e ha una durata di sette anni 2014/2020.
Psr: succede a gennaio…
A gennaio è uscito un aggiornamento sull’avanzamento della ‘spesa’ nelle diverse Regioni italiane, dati accertati da Rete Rurale Nazionale: una situazione tragicomica da nord a sud, con pochissimi casi sopra la sufficienza. Da quella prima analisi, emergeva che a livello nazionale dall’inizio della programmazione erano stati rendicontati 855,2 milioni di euro, pari al 4,1 per cento del totale disponibile nell’arco temporale 2014-2020.
E in Europa?
A fine marzo sono stati ufficializzati i dati aggiornati in mano alla Commissione europea. In base quanto dichiarato da Bruxelles, con il 6,2 per cento dei fondi erogati, la nostra cara Penisola si colloca al penultimo posto all’interno dell’Unione per la quota di risorse spese per gli interventi previsti dal secondo pilastro della Pac. Un valore più che dimezzato rispetto al 14,2 per cento della media europea complessiva.
Solo Malta realizza un risultato peggiore, con un tasso di spesa pari ad appena il 2,3 per cento rispetto allo stanziamento dell’intero periodo di programmazione 2014-2020. Assai diversa la situazione in Finlandia, Austria e Portogallo che hanno utilizzato rispettivamente il 35,2, il 26,9 e il 26,4 per cento del budget a disposizione. Sono invece allineate alla media UE Francia e Germania, che hanno raggiunto il 14,4 per cento.