Eccoci qua, finalmente, all’Eima, dove Saim alle 12 di mercoledì 6 e giovedì 7 ha deciso di mettere in mostra l’accattivante silhouette dell’ibrido. Ve ne abbiamo parlato in questo post. Adesso è venuto il momento di toccare con mano.

Come mai l’ibrido di Saim ha scelto l’Eima come trampolino di lancio?

E lo abbiamo fatto, in anteprima assoluta, infilandoci nella sala del banco prova dove l’ibrido di Saim ha superato l’esame di maturità. A dir il vero, non solo in questa sede. È alla frusta su un’applicazione “ignota”, per ovvie ragioni di opportunità. Gabriele Marni, Project engineer R&D, in un certo senso è il “papà” dell’ibrido di Saim, di cui tutti voi avrete l’opportunità di approfondire la conoscenza all’EIMA. «Abbiamo tagliato il traguardo, un anno e mezzo dopo il nostro incontro, qui, a Buccinasco, alla terza evoluzione del prototipo» precisa Marni. «Inizialmente l’ingombro sporgeva circa di 350 millimetri, ora di appena 155. Il sistema ha superato un endurance test, simulando il ciclo cliente. La trasmissione è al centro del nostro brevetto, e ci ha consentito di compattare la macchina. Dallo scarabocchio abbozzato sopra a un fazzoletto di carta, al bar, sono emerse idee che abbiamo perfezionato e concretizzato. Da quello spunto abbiamo ridotto l’ingombro, preservando la componentistica e i dimensionamenti corretti. Il nostro motore elettrico ha un’elevata densità energetica, che assicura compattezza. Il sistema è raffreddato ad aria e  gli elementi presenti sia sul lato destro che sinistro permettono uno scambio molto efficiente. Anche la scelta dei materiali è mirata a mantenere le temperature, indipendentemente dal ciclo di utilizzo. Lo sviluppo della trasmissione è interno, ingegnerizzato da Saim, e ci ha consentito di realizzare cinque modalità. In P2, come le raccontammo due anni fa, non occorre fermare il mezzo, è possibile cambiare in corso d’opera. Si può lasciare mano libera all’utilizzatore oppure optare per il cambio in automatico».

Le modalità si fanno in cinque

«Le modalità sono quella endotermica e la rigenerativa, che dedica una percentuale del carico applicato all’endotermico per ricaricare il pacco batterie. Si prosegue con la full electric, che si avvale del solo motore elettrico, e la ibrida, che somma coppia e potenza del motore elettrico e del Kubota D1105K, arrivando alla soglia dei 31 chilowatt. La quinta modalità è automatica: un nostro algoritmo capisce quando commutare a endotermica, rigenerativa o ibrida. Una funzione strategica, che non è però applicabile sistematicamente. La macchina non può certo sapere dove si trovi, nemmeno con l’ausilio del Gps. Se per esempio all’interno di un capannone, dove attivare la modalità elettrica».

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