Una botta di ossigeno per il TPL navale
TPL: non solo gomma e ferro E questa volta, per il trasporto pubblico locale (tpl) è finalmente una buona notizia. Sono infatti arrivati 350 milioni di euro (considerando il cofinanziamento regionale) destinati al rinnovo della flotta in servizio marittimo, lacuale, lagunare e fluviale. Saranno finanziabili anche interventi di riduzione dell’impatto ambientale sul “parco” esistente. NAUTICA […]
TPL: non solo gomma e ferro
E questa volta, per il trasporto pubblico locale (tpl) è finalmente una buona notizia. Sono infatti arrivati 350 milioni di euro (considerando il cofinanziamento regionale) destinati al rinnovo della flotta in servizio marittimo, lacuale, lagunare e fluviale. Saranno finanziabili anche interventi di riduzione dell’impatto ambientale sul “parco” esistente.
Sembra passato un secolo, ma era solo lo scorso 15 febbraio quando la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al decreto ministeriale di riparto delle risorse per il rinnovo della flotta di unità navali destinate ai servizi di tpl di competenza regionale.
Una nota del ministero sottolinea che, per la prima volta, «dopo le risorse per nuovi bus e treni sono arrivati fondi, messi a disposizione dalla Legge di Stabilità 2016, per rinnovare i mezzi del trasporto pubblico locale marittimo, lacuale, lagunare e fluviale e per renderli più comodi e meno inquinanti». Il tpl non è quindi più sinonimo soltanto di gomma e ferro. A tratte e tragitti si aggiungono così anche le rotte.
Il piano ha un orizzonte temporale piuttosto ampio e risorse non trascurabili: 262,6 milioni di euro – ripartiti dal 2017 al 2030 – che diventeranno 350 milioni con il cofinanziamento regionale pari al 25 per cento dei costi. Tutte le unità ammesse al finanziamento devono rispondere alla normativa internazionale, comunitaria e nazionale applicabile, e rispettare i limiti di emissioni previsti dal 2020 dalla Direttiva 2012/33 UE, ovvero dal Regolamento 2016/1628/UE.
Quando la fonte è il Ministero
Precisa il Ministero: «Sono destinate all’acquisto di nuove unità navali utilizzate per i servizi di tpl marittimo, lacuale, lagunare e fluviale di competenza regionale che: collegano esclusivamente uno o più Comuni presenti sul territorio della medesima regione; sono effettuati in modo continuativo o periodico con offerta indifferenziata al pubblico e con orari e itinerari prestabiliti, secondo modalità imposte o concordate con le autorità competenti; sono caratterizzati da tariffe determinate o approvate dalle autorità competenti». E ancora: «Sono ammesse al finanziamento le unità navali passeggeri e ro/ro passeggeri (roll on/roll off), comprese le unità veloci, e quelle adibite al servizio di trasporto pubblico nella laguna di Venezia».
Sono esplicitamente ammessi a finanziamento anche gli interventi di refitting, purché finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale. Il provvedimento richiede che il miglioramento ottenuto sia almeno in linea con i già citati limiti di emissioni di gas di scarico previsti per il 2020 dalla Direttiva 2012/33/UE o del Regolamento 2016/1628/UE.
Non solo nuovo, dunque! Ciascuna Regione potrà destinare al lifting della flotta esistente fino al 15 per cento delle risorse assegnate. Le Regioni che hanno un contributo statale inferiore a 5 milioni potranno portare il contributo destinato a questa tipologia di intervento fino a un massimo di 3 milioni.
Solo un cenno sulla ripartizione del montepremi tra le singole Regioni. Si va dal minimo della Liguria (meno di 235 mila euro, praticamente un ventesimo di quanto si è assicurata la Lombardia) al top di Sicilia (73,5 milioni di euro), Veneto (67,4 milioni di euro), Campania (64 milioni di euro). Di fatto queste tre Regioni, assieme, hanno catalizzato oltre il 75 per cento dello stanziamento complessivo.