Intermat 2024: la decarbonizzazione non è (più) un’opzione
Si è svolta martedì presso Assimpredil/Ance a Milano la seconda tappa del roadshow italiano pensato per presentare alla stampa italiana le principali novità e le tendenze che vedremo al prossimo Intermat, a Parigi, dal 24 al 27 aprile.
La prossima edizione di Intermat, la fiera dedicata alle soluzioni e alle tecnologie per l’edilizia sostenibile, avrà luogo dal 24 al 27 aprile 2024 presso il centro espositivo Paris Nord Villepinte. Al cento di questa manifestazione, che si presenta dopo 6 anni di assenza in una veste totalmente rinnovata, sarà naturalmente la decarbonizzazione del settore delle costruzioni. Abbiamo assistito in anteprima alla presentazione di alcune novità in occasione del roadshow italiano che si è svolto a Milano il 30 gennaio, nella sede di Assimpredil/Ance.
A fare gli onori di casa è Patrizia Ferrandi, direttore generale dei Saloni Internazionali Francesi, che esordisce con questa affermazione: “È chiaro ormai a tutti che la decarbonizzazione, anche nel settore delle costruzioni, non è più un’opzione”.
Presenta poi i relatori e passa la parola a Riccardo Viaggi, segretario generale del Cece, che dopo aver ricordato il ruolo, anche legislativo, dell’associazione che rappresenta la filiera dei produttori di macchine da costruzione, passa alla panoramica sulla situazione del mercato europeo: “È un momento in cui le preoccupazioni di tipo geopolitico pesano anche sulla fiducia degli industriali. Ogni mese raccogliamo da 150 rappresentanti di altrettante aziende un indice di fiducia e osserviamo che la curva è peggiorata negli ultimi mesi, anche se ci sono leggeri segnali di ripresa. Sempre nel corso di questa inchiesta, chiediamo di descrivere la situazione del loro business: nonostante un calo a dicembre/gennaio, il 48% definisce il business soddisfacente. Per quanto riguarda il mercato delle macchine, ovvero gli acquisti effettuati nei Paesi europei, la Germania continua a guidare la classifica con il 25%, seguita da Regno Unito (14%), Francia (13%) e Italia (8%). In Francia l’ottimismo è dettato anche dall’imminenza delle Olimpiadi. Se consideriamo che il settore costruzioni (secondo fonti Fiec) produce circa il 10% del Pil complessivo dell’UE, con 12 milioni di addetti, possiamo ben comprendere che le difficoltà del settore si riflettono inevitabilmente su tutta l’economia. L’andamento è in leggera flessione, ma su livelli molto alti, quasi pre-Covid. Il persistere dell’inflazione porta a un rallentamento degli investimenti soprattutto nel privato (edilizia residenziale). Le infrastrutture sono ancora in crescita ma ci chiediamo se il debito pubblico sarà in grado di sostenere la domanda. Stiamo studiando una nuova strategia europea per l’approvvigionamento di materie prime critiche e proprio per questo dal 1° gennaio il Cece segue anche il settore del mining. Un altro tema al centro della nostra attenzione è la transizione energetica e le nuove normative sulle emissioni e la tassazione del diesel: sono essenziali politiche di incentivazione per il rinnovo del parco macchine. Dovremo quindi affrontare il tema della decarbonizzazione dell’edilizia con un approccio globale, non solo con l’elettrificazione, ma con le macchine a combustione interna (biodiesel o idrogeno) e da questo punto di vista la regolamentazione ci preoccupa perché può portare a un rallentamento nello sviluppo dei motori a combustione interna, di cui avremo ancora bisogno nel 2050, soprattutto nell’off-road”.
La parola passa a Christoph Le Carpentier, direttore di Intermat, che sottolinea il ruolo dell’Italia per questa fiera, al primo posto per numero di visitatori (11%) e al secondo per espositori. “Come si posiziona Intermat dopo 6 anni? Sentiamo di avere il ruolo di accompagnare la transizione e per questo motivo abbiamo deciso di estendere il dibattito alle federazioni francesi, con le quali vogliamo presentare il settore delle costruzioni e la transizione in maniera positiva. Il salone è stato ripensato intorno a quattro pilastri principali: innovazioni, energie, nuove equazioni e impegni. Per quanto riguarda il primo punto, Intermat rappresenta un’occasione per le aziende per presentare le novità, le più interessanti delle quali vengono premiate dagli Intermat Innovation Awards. Le innovazioni sono fondamentali per cambiare il modo di costruire. Per quanto riguarda l’energia, se guardiamo all’ultima edizione, nel 2018, tutte le macchine erano ancora diesel, mentre oggi si parla solo di elettrificazione e di soluzioni alternative al diesel. Naturalmente non è importante solo la macchina, ma anche il fatto che l’energia utilizzata dalla macchina sia prodotta in maniera pulita. In questo ambito in fiera vedremo l’attività di 24 start-up e le aree dimostrative collettive e individuali. Per “nuove equazioni” intendiamo la valorizzazione delle professioni e della formazione: saranno previsti incontri con gli studenti, oltre ad attività per valorizzare il ruolo del noleggio nelle costruzioni. Infine l’impegno, che il Salone e le federazioni prenderanno per iscritto, nell’accompagnare le aziende nella transizione, agendo naturalmente sulle politiche. Tra le novità del 2024, il pubblico: puntiamo infatti su un nuovo tipo di pubblico, le persone che all’interno delle aziende sono incaricate della transizione digitale”.
Interviene qui Massimiliano Ruggeri, direttor tecnico e project manager di Imamoter Cnr, nonché membro della giuria degli Innovation Awards: “In questa edizione vedremo la risposta compatta dei costruttori alle richieste del mercato. Questi 6 anni hanno infatti segnato un’epoca: c’è oggi un focus sull’energia e sull’uomo. Per molti anni è stata l’esperienza umana a fare la differenza, oggi – anche per la difficoltà nel reperire personale qualificato – si punta sulla sicurezza e sulla riduzione delle operazioni, in particolar modo quelle pericolose o usuranti. A queste esigenze dà una risposta la robotica. La qualità delle macchine è cresciuta e, tra le innovazioni, vediamo una decisa tendenza verso l’eliminazione dell’olio (ad esempio, nelle soluzioni di Moog). Parker Novum Tech ha presentato una soluzione in cui viene sostituita la parte powertrain, in una sorta di retrofit, un’arma importante per affrontare la transizione. Abbiamo osservato che la totalità delle innovazioni presentate non è più diesel, ma anche nel campo dell’elettrificazione, che presenta altri tipi di problemi, si cerca l’innovazione, ad esempio con soluzioni a bassa tensione quando la macchina è a contatto con l’uomo, oppure con modulo “swappable” standardizzati da utilizzare su vari tipi di macchine. Per quanto riguarda l’idrogeno, vedremo il motore di Agco Power, che ha semplicemente sostituito alcune parti in un motore tradizionale e aggiunto un motore elettrico per il recupero dell’energia. Un altro ambito in cui c’è molta innovazione è l’uso dell’energia e la riduzione degli sprechi grazie all’ottimizzazione delle lavorazioni, ottenuta tramite la robotica. Moltissime applicazioni derivate dall’automotive hanno implementato notevolmente la sicurezza attiva delle macchine e oggi hanno prezzi affrontabili proprio grazie a questa derivazione dall’auto”.
Prende infine la parola Michele Levati, direttore ingegneria civile di Lombardini22, che affronta la transizione dal punto di vista del costruttore di edifici: “L’80% dei Paesi oggi sono sensibilizzati riguardo all’emergenza climatica e hanno preso impegni fino al 2050. Un dato impressionante è che il 36% dell’inquinamento complessivo viene dal mondo delle costruzioni, quindi il contributo che possiamo dare come settore è significativo. Oggi, come in altri settori, l’analisi della CO2 prodotta è basata sul ciclo di vita dell’edificio, fino alla sua dismissione. Calcestruzzo e acciaio sono i materiali più energivori, per cui uno dei nostri obiettivi è la loro riduzione del 46% entro il 2050, che si potrà ottenere anche attraverso il recupero dei materiali”.