Liberty Shipyard Isotta Fraschini e Caterpillar
Liberty Shipyard, Caterpillar e Isotta Fraschini, una triangolazione che resiste all’usura del tempo e del mare mosso. Liberty Shipyard e Liberty Lines, invece, non è una semplice assonanza ma la testimonianza del rapporto diretto tra il cantiere e la compagnia di navigazione. Stesso gruppo, stessa casa madre, a Trapani, stesso pacchetto propulsivo. Il comune denominatore […]
Liberty Shipyard, Caterpillar e Isotta Fraschini, una triangolazione che resiste all’usura del tempo e del mare mosso. Liberty Shipyard e Liberty Lines, invece, non è una semplice assonanza ma la testimonianza del rapporto diretto tra il cantiere e la compagnia di navigazione. Stesso gruppo, stessa casa madre, a Trapani, stesso pacchetto propulsivo. Il comune denominatore in sala macchine è dato da una diade che si alterna nella funzione di motore primo e risponde all’identità di Caterpillar e di Isotta Fraschini.
Liberty shipyard
Chi è Liberty Shipyard? Per capirlo facciamo ricorso alla definizione di Giovanni Luca Morra, un passato nella diportistica e attualmente Direttore del cantiere navale a Trapani.
«Liberty Shipyard è un cantiere situato nel porto di Trapani, specializzato nella costruzione e nella riparazione di navi veloci, comprendendo lavori di carpenteria, di allestimento, di impiantistica idraulica ed elettrica. È in grado di eseguire in autonomia tutte le fasi progettuali e costruttive delle unità navali, nonché di intervenire per modifiche o riparazioni».
In una parola, in questa iconica location, che fronteggia le isole Egadi, si progetta, allestisce, testa e vara un’applicazione sui generis, assetto meccanico e idrodinamico ‘commercial’ e un appeal ‘pleasure’: l’aliscafo. Due le varianti del progetto Admiral, l’Admiral 250 e l’Admiral 350. Il fattore di personalizzazione è determinato dalla taratura, che da 2.000 chilowatt alza l’asticella a 2.300 kW.
Lunghezza di 32 metri, larghezza di 6,8 metri e immersione di scafo e ali pari a 4.2 metri, l’Admiral richiede coppia ai bassi regimi, elasticità e risalita, quando la carena esce completamente fuori dall’acqua e l’aliscafo raggiunge il decollo.
Liberty Shipyard e Caterpillar
Allo scopo i gialli di Peoria mettono in campo un 78 litri, il Cat 3516 (un 16 a V, AxC 215 x 170 mm), un mastino dal curriculum di faticatore, non di ‘primissimo pelo’ con gli aggiornamenti che lo rendono attuale alla platea della nautica professionale e della generazione di potenza. L’elettronica governa, per esempio, i feedback del carico per funzionamento Cpp, gli istogrammi 3D dei parametri di funzionamento del motore, la comunicazione bus dati seriali e i controller A3 primari e secondari sui motori di propulsione.
Liberty shipyard e Isotta Fraschini
E poi c’è lei, Isotta Fraschini, con il Vl1716C2Mhl, potenza speculare al 3516, 2.000 chilowatt a 1.890 giri, alla pari dell’architettura, 16 cilindri a V a 90 gradi, qualche litro in meno in ‘canna’, dovuto alla minore superficie della corsa (AxC 185×170 mm), per 67,15 di cilindrata. Tanti muscoli e il common rail in cabina di regia.
Liberty shipyard e lo scafo dell’Admiral
Qualche considerazione finale sull’aliscafo. Le ali sono costruite con lavorazioni meccaniche automatizzate, per ottimizzare il controllo della geometria alare e la resistenza strutturale, sgravando gli oneri di manutenzione in fase di servizio.
Lo scafo, realizzato in lega di alluminio, è interamente saldato in luogo dei vecchi sistemi chiodati, in modo da ridurre l’attrito in fase di decollo a beneficio dei consumi. I silenziatori per lo scarico dei motori permettono un abbattimento sonoro stimato in circa 25db. La maggiore larghezza allo spigolo nel corpo poppiero, ha consentito un incremento dello spazio utile a vantaggio di una più comoda sistemazione dei passeggeri.
La linea d’asse e le eliche sono firmate da Eliche Radice, i gruppi di bordo sono i Cat C4.4 o gli Sm1000 di Perkins.