Mechinno, centro di competenze
Alla Mechinno, a Bologna, la competenza ingegneristica nasce tra le supercar e le moto. Loro la stanno applicando anche all’off-road. L'articolo completo su DIESEL di giugno

Mechanical innovation, in una parola, Mechinno. Qui, nel quartier generale alle porte di Bologna, la Motor Valley non rappresenta una artificiosa leva di marketing. L’eco delle Ducati è un riverbero reale, l’epifania di una Lamborghini non ha nulla di prodigioso (Sant’Agata Bolognese si trova a una manciata di chilometri), i vicini di casa sono Bonfiglioli e Interpump Hydraulics. Gianni Del Gobbo, Technical Director, ci fornisce la chiave di violino per leggere lo spartito di Mechinno: «Vogliamo affrancarci dall’etichetta di società di servizi ingegneristici legata prevalentemente alla esternalizzazione delle ore uomo. Per una ragione semplice: siamo progettisti e abbiamo implementato le strategie interne per far valere le nostre competenze. Cosa ci aspettiamo dagli Oem dell’off-highway in termini di percezione della nostra identità? Che non abbiano dubbi sul partner a cui affidarsi per lo sviluppo di un nuovo veicolo, di un motore, di una trasmissione. Ci siamo dati precisi target di crescita di competenze e di fatturato».
La genesi di Mechinno risale al 2006. La paternità è di Fabio Di Martino, ingegnere siciliano, all’epoca trentottenne, attuale amministratore delegato e proprietario dell’azienda, che puntualizza: «Proprio analizzando i processi di gestione relativi alle attività di ingegneria da remoto, mi sono reso conto che aziende italiane, i cui key-points distintivi erano la qualità e le alte performance di prodotto, rischiavano di compromettersi a causa di una concorrenza che si basava, e ancora si basa, principalmente sulla quantità a scapito della qualità. La gestione da remoto dell’innovazione di prodotto rischiava quindi di assottigliare sempre più quel gap che distingueva i prodotti di qualità da quelli di qualità inferiore. Pertanto ho deciso di creare la mia società: Mechinno, il cui nome è manifesto dell’importanza dell’unione fra meccanica ed innovazione».
Mechinno è quindi una società di consulenza ingegneristica e di progettazione meccanica, che ha attecchito nell’ecosistema automotive, in grado di confezionare dalla carpenteria a qualsiasi dettaglio dell’autotelaio e degli interni. Successivamente, restando nell’ambito della ingegnerizzazione e progettazione, ha allargato lo spettro di interesse anche alle motociclette.
E adesso, in questo 2022 così “tumultuoso”, quali sono le aspettative per Mechinno?
Ci viene nuovamente in soccorso Gianni Del Gobbo. «Spaziamo dall’automotive, all’agriculture, all’industrial machinery e cerchiamo di espanderci in altri settori, a partire dalla defence e dall’energy. Negli ultimi anni è stato compiuto un upgrade nell’off-highway, principalmente su trattori e macchine movimento terra. Ai clienti forniamo due soluzioni. C’è chi ci chiede di sviluppare un progetto “in house”: definite le specifiche tecniche elaboriamo il concept, fino alla fase di industrializzazione. Ci occupiamo della modellazione 3D, del disegno meccanico, della fase processuale, coinvolgendo i fornitori. Prima di procedere alla stampa del prototipo si ragiona sulla fattibilità, in termini di industrializzazione e di criteri di economicità. Possiamo dunque seguire i processi nella fase realizzativa del progetto. Il cliente attinge alle nostre elaborazioni propedeutiche e assembla il prototipo. Infine, rileviamo a quattro mani le eventuali problematiche emerse dal montaggio del veicolo, dopo di che si procede alle modifiche, alla fase di validazione e al rilascio definitivo. Alcuni progetti non sono seguiti nella fase di industrializzazione, ma fino al prototipo o rilascio dei progetti. L’altra soluzione riguarda l’allocazione di risorse presso la loro sede, per soddisfare un picco di lavoro, da sei mesi a un anno, fino alle collaborazioni a lungo termine».