L’industria italiana del diporto va a gonfie vele
Il periodo d’oro dell’industria italiana del diporto L’industria nazionale del diporto è cresciuta nel 2016 con un tasso del 19 per cento. UCINA mostra il sorriso degli anni migliori e festeggia il saldo positivo della bilancia commerciale. Uniche note dolenti, ormai consolidate, alla voce motori. UCINA: NAUTICA ITALIANA IN CRESCITA Per entrare nel concreto, ecco qualche […]
Il periodo d’oro dell’industria italiana del diporto
L’industria nazionale del diporto è cresciuta nel 2016 con un tasso del 19 per cento. UCINA mostra il sorriso degli anni migliori e festeggia il saldo positivo della bilancia commerciale. Uniche note dolenti, ormai consolidate, alla voce motori.
UCINA: NAUTICA ITALIANA IN CRESCITA
Per entrare nel concreto, ecco qualche numero estratto dall’edizione La nautica in cifre 2017 pubblicata dall’UCINA. Il fatturato globale dell’industria italiana della nautica nel 2016 (dati più recenti non sono stati al momento ancora divulgati) ha raggiunto i 3,44 miliardi di euro (più 18,6 per cento).
La produzione nazionale destinata al mercato domestico ha raggiunto i 680 milioni di euro (più 24 per cento). Il mercato interno sale fino alle soglie di 1,15 miliardi di euro (più 21,8 per cento) grazie all’apporto delle importazioni per complessivi 470 milioni di euro. Nel paniere sono considerate le barche di nuova costruzione, gli accessori, i motori, le attività di refit, riparazione e rimessaggio.
Il Made in Italy della nautica ha una grande rilevanza anche al di fuori delle nostre acque territoriali. Le esportazioni sono sensibilmente al di sopra delle importazioni. Inoltre, considerando la produzione interna (2,86 miliardi di euro) ben il 76 per cento trova sbocchi all’estero.
Intanto, non sembra fermarsi la voglia di ripresa. Anche relativamente al 2017. «Il contesto è positivo per il terzo anno consecutivo, con una stima di crescita del 12 per cento», ha anticipato Carla Demaria, presidente di UCINA Confindustria Nautica. «La ripresa è solida e il contesto attorno a noi è certamente favorevole: i Paesi a noi concorrenti hanno introdotto penalizzazioni che favoriscono ulteriormente l’Italia».
Tornando ai dati del 2016 e facendo un’analisi delle diverse componenti in gioco, la costruzione di nuove unità fornisce il contributo più consistente al giro d’affari della nautica, con un valore pari a 1,95 miliardi di euro sul totale di 3,44. Il saldo tra esportazioni e importazioni è ampiamente positivo (1,6 miliardi di euro).
NUOVE RISORSE PER IL RINNOVO DELLA FLOTTA PUBBLICA
Qualche dato più nel dettaglio.
Le unità prodotte con motore entrobordo, entrofuoribordo e idrogetto fanno il pieno portando il fatturato globale a 1,75 miliardi di euro, trascinate da un export che raggiunge 1,55 miliardi di euro. Le unità a vela valgono nel complesso 102 milioni di euro. Il quadro si completa con i 70 milioni di euro generati dalle unità pneumatiche, dai 27 milioni di euro delle unità rigide con motore fuoribordo e dai 4 milioni di “unità minori”.
Guardando alla lista dei clienti stranieri delle nostre “imbarcazioni da diporto e sportive”, colpisce la capacità di penetrazione sui mercati extra europei. Addirittura 11 delle prime 15 destinazioni dei nostri prodotti sono al di fuori della UE28.
Complessivamente l’Italia detiene il 14,5 per cento dell’export mondiale della cantieristica nautica, ed è un valore davvero straordinario soprattutto pensando ad altri comparti industriali della nostra economia. Dietro di noi, i Paesi Bassi (con il 13,9 per cento) e la Germania (10,6 per cento). Tutti gli altri Paesi devono accontentarsi di uno share inferiore ai 10 punti percentuali.
Se si limita l’attenzione al solo comparto delle “barche e yacht da diporto con motore entrobordo”, la nostra leadership appare ancora più tirata a lucido. Deteniamo infatti quasi un quinto dell’intero mercato mondiale (il 19,1 per cento dell’export parla italiano), davanti ai Paesi Bassi e alla Germania.
Dopo la cantieristica, la seconda voce per giro d’affari è quella degli accessori nautici che sfiorano il miliardo di fatturato. Anche in questo caso il saldo export-import è a favore e raggiunge i 94,7 milioni di euro.
Nota dolente (ma è cosa nota), i motori. In un mercato che vale nel complesso 287 milioni di euro, le nostre produzioni annaspano (il valore è di soli 54,4 milioni di euro) e si ricorre quindi massicciamente all’import. La bilancia commerciale in questo caso pende a nostro sfavore per ben 186 milioni di euro.
Una considerazione finale. Il parco nautico complessivo (immatricolato e non) raggiunge in Italia le 578 mila unità, di cui 438 mila a motore entrobordo o entrofuoribordo e 27.800 a vela. Può sembrare una gran cosa… In effetti, lo è solo in parte. In termini relativi significa possedere 954 unità da diporto ogni 100 mila abitanti della Penisola. Meglio di noi fanno la Finlandia (14.800 unità), la Norvegia (15.690) e la Svezia (7.540).