Il mercato cambia, Ge Power si ristruttura: 12mila tagli
Ge Power, ristrutturazione in corso. E non si parla di edilizia. 12mila posti di lavoro verranno tagliati dall’organico globale del colosso della generazione di energia che controlla, tra gli altri, Jenbacher e Nuovo Pignone. A venire toccati dalla scure del licenziamento saranno sia impiegati amministrativi sia anelli della catena produttiva. Il numero di esuberi corrisponde al 20% circa della […]
Ge Power, ristrutturazione in corso. E non si parla di edilizia. 12mila posti di lavoro verranno tagliati dall’organico globale del colosso della generazione di energia che controlla, tra gli altri, Jenbacher e Nuovo Pignone. A venire toccati dalla scure del licenziamento saranno sia impiegati amministrativi sia anelli della catena produttiva. Il numero di esuberi corrisponde al 20% circa della forza lavoro della divisione che produce turbine per impianti energetici a carbone e a gas.
Ge Power paga la crisi dei grandi impianti
Il piano di Ge Power è quello di ridurre i costi strutturali di un miliardo di dollari nel corso del 2018. Le posizioni di lavoro tagliate si aggiungono ad altre azioni organizzate durante il 2017 al medesimo fine. Tra 2017 e 2018 la riduzione di costi arriverà alla quota di 3,5 miliardi di dollari “sforbiciati” dal bilancio dell’azienda. L’obiettivo è quello di rafforzare la competitività di Ge Power, che fornisce ben un terzo dell’energia elettrica in tutto il mondo, e portare valore aggiunto a clienti e shareholder. Di fatto, il colosso, che produce motori a partire da 500 kw fino a 4-5 Mkw, paga la crisi dei grandi impianti di cogenerazione. Mercati come quello del gas e del carbone hanno diminuito il giro d’affari, a causa di eccesso di capacità, tassi bassi di utilizzazione, riduzione dei blackout, il progressivo “pensionamento” delle centrali a vapore.
Le rinnovabili e la ristrutturazione di Ge Power
Pesa, sui conti di Ge Power, l’aumento dell’utilizzo delle forme d’energia rinnovabili. Per questi motivi Ge Power sta ridimensionando gli affari, operando per valorizzare le proprie eccellenze e ridurre l’impatto ambientale dei propri impianti, in una nota stampa la stessa conglomerata, la cui presenza in Italia si è concretizzata particolarmente nell’acquisizione, datata 1994, della Nuovo Pignone di Firenze, che oggi rappresenta il fiore all’occhiello del gruppo oil & gas di Ge. «Si tratta di una decisione dolorosa ma necessaria per mettere Ge Power nelle condizioni di rispondere ai cambiamenti radicali del mercato dell’energia, che si sta spostando su volumi decisamente più contenuti – ha spiegato Russell Stoke, presidente e Ceo dell’azienda americana -. Ci aspettiamo continue sfide dal mercato, ma questo piano di ristrutturazione ci preparerà al 2019 e oltre, rendendoci più semplici e più forte». La generazione di energia non mancherà di rimanere uno dei core business di Ge Power