Mercato macchine movimento terraAscomac frena l’ottimismo: se le percentuali rispetto agli anni passati appaiono in grande crescita, i valori assoluti sono ancora distanti anni luce rispetto ai volumi pre crisi. Rispetto a una dozzina di anni fa, l’immatricolato attuale è circa la metà. Anche se il + 15 sul 2016 e il + 44 per cento sul 2015 non possono che esser letti come sviluppi in positivo.

Macchine movimento terra, la crisi non è ancora alle spalle

La dichiarazione proviene dal presidente di Ascomac Confcommercio Ruggero Riva: «Se applichiamo il vecchio adagio  ”si campa con i valori assoluti, non con le percentuali” ed analizziamo i  volumi espressi in numero di unità vendute o immesse nelle flotte noleggio del nostro mercato, negli anni 2005, 2006 e 2007, rileviamo una  media del triennio di 27.000 macchine delle tipologie sopra indicate, con un  picco “storico”, nel 2007, di 29.000 macchine. Possiamo quindi misurare le dimensioni della crisi epocale che abbiamo vissuto, con un  crollo verticale  del mercato che ha toccato il fondo o meglio, l’abisso, nel  2013 con 5.600 macchine: – 80% sul 2007! Quindi nell’anno appena concluso, con circa 12.500 macchine abbiamo più che raddoppiato i volumi del 2013, ma queste macchine sono meno della metà di quelle immesse mediamente nel triennio “d’oro” 2005, 2006, 2007».

Il mercato macchine paga la crisi delle costruzioni

«Potremo mai ritornare quindi a quei livelli di vendite? – prosegue Riva – Quali potrebbero o dovrebbero essere le condizioni essenziali per una ripresa stabile e ancora più robusta? E’ noto e logico che questo nostro mercato macchine sia strettamente correlato al mercato delle costruzioni. Abbiamo quindi chiesto la collaborazione dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili, che ringraziamo) che ci ha fornito la serie storica della loro elaborazione, su dati ISTAT, del mercato delle costruzioni (tutta l’edilizia pubblica e privata, tutte le infrastrutture, tutte le manutenzioni straordinarie) ed abbiamo comparato i dati. L’indice ha un andamento praticamente parallelo all’andamento del nostro mercato sino agli anni della crisi profonda del 2013/2014 e registra un volume di investimenti di 120.7 miliardi di euro nel 2014, -34% sul 2007, anno che  è stato il  picco positivo anche per gli investimenti in costruzioni con 183.5 miliardi di euro».

Una crescita dovuta agli incentivi fiscali

«Ma dati estremamente preoccupanti sono rappresentati dai volumi degli tre ultimi anni che, in netta crescita per le macchine come visto sopra, per gli investimenti in costruzioni sono stati modesti,  in ulteriore calo rispetto al 2014: nel 2015 gli investimenti sono stati infatti di 117.4 miliardi, nel 2016  di 116.7 miliardi (dato peggiore dal 2007) e nel 2017 dovrebbero raggiungere i 117 miliardi (stima a finire): praticamente 3 anni “piatti”, al minimo storico. La crescita del nostro mercato macchine è stata quindi spinta, quasi esclusivamente, dagli importantissimi incentivi di natura fiscale che sono stati saggiamente  prorogati anche per il 2018  (superammortamento, iperammortamento, credito di imposta, Sabatini agevolata), unita alla volontà dei nostri coraggiosi Imprenditori di rinnovare parchi macchine obsoleti».

Ascomac si rivolge alle istituzioni

«Assolutamente doveroso e necessario quindi un pressante invito alle Autorità preposte affinché il sistema costruzioni/Infrastrutture, quale vero “motore“ del Paese, sia messo al centro delle politiche per la  crescita. Giova ricordare che ad oggi gli stanziamenti statali in conto capitale sono crollati (-43% dal 2008 al 2015) mentre le spese correnti hanno continuato a crescere. Far ripartire il settore delle costruzioni, e con esso tutta la Filiera, comporta a livello operativo incrementare il PIL di mezzo punto in più all’anno e soprattutto recuperare oltre 600 mila posti di lavoro persi nel decennio della grande crisi. Rilevanti le grandi ricadute positive sul mercato interno che è il mercato dei nostri Associati: 1 miliardo di euro nelle costruzioni sviluppa oltre 3,5 miliardi e, soprattutto, incide sulla occupazione su tutto il territorio nazionale creando almeno 15.500 posti di lavoro. Di fatto le costruzioni rappresentano l’8% del PIL italiano».

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