Parola magica, mobilità, ultimamente evocata in sintonia con l’istanza di liberazione dai fossili. Come ci ricorda Autopromotec, previsto alle fiere di Bologna a partire dal 25 maggio, “nel 2021 le immatricolazioni di auto elettriche pure ed elettriche plug-in hanno raggiunto in Italia una quota di mercato del 9,3 percento, mentre le altre ibride elettriche hanno toccato quota 29 percento“. A proposito di elettrico e di Italia, leggete un’eco elettrica.

Mobilità elettrica e privata

“È del tutto evidente” prosegue il comunicato “che la transizione ecologica verso l’auto a zero emissioni è iniziata e sta cominciando ad assumere un rilievo significativo che ha conseguenze importanti anche per il settore dell’assistenza agli autoveicoli. Dal 2035, poi, non potranno più essere immatricolate autovetture ad alimentazione tradizionale ma, date le dimensioni del parco circolante italiano, le auto tradizionali continueranno a circolare almeno fino agli Anni 50 del secolo. Il settore dell’autoriparazione deve quindi attrezzarsi, già da oggi e ancor più in futuro, per rispondere alle esigenze sia di utilizzatori di veicoli a zero emissioni che di utilizzatori di autovetture tradizionali. E ciò per un lungo periodo di tempo. D’altra parte, anche indipendentemente dalla transizione ecologica, le necessità di assistenza degli autoveicoli si faranno più complesse anche perché, in parallelo con il passaggio all’elettrico, procederà anche il processo di transizione verso la guida autonoma. E a ciò si aggiunge che nel futuro dell’autoriparazione ci sarà con ogni probabilità anche la necessità di assistere veicoli a idrogeno e di tenere conto delle implicazioni dell’auto connessa che consentirà, ad esempio, la manutenzione predittiva e altri importanti sviluppi.”

La transizione di Adiconsum

Si aggancia al refrain delle auto elettriche il cahiers de doleance di Adiconsum, peraltro in buona e nutrita compagnia. Adiconsum, Anfia, Anie, Assofond, Class Onlus, Motus-E, Ucimu hanno lanciato un appello al Governo per definire un piano strutturale per la mobilità elettrica, di vitale importanza per non interrompere il trend di crescita degli ultimi anni nel momento in cui è necessaria una rapida accelerazione verso la transizione ecologica. Nella Legge di Bilancio 2022 è totalmente assente una strategia per la transizione energetica del settore automotive e per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica private. Senza interventi strutturali, molto probabilmente nel 2022 la quota di mercato dei veicoli a zero o ridottissime emissioni precipiterà: mentre l’anno scorso è iniziato con una quota del 4,7 per cento e si è concluso con il 13,6 per cento di dicembre, quest’anno rischia di assestarsi su valori tra il 6 e il 7 per cento, ben lontani dalle previsioni per gli altri Paesi europei. Senza interventi l’Italia sarebbe meno competitiva nel confronto con altri Paesi, dove articolati pacchetti di misure pro mobilità elettrica agevoleranno una rapida accelerazione nell’installazione di una capillare rete di infrastrutture di ricarica anche privata.

I tre assi nelle maniche di Adiconsum e Anfia

Sono tre le direzioni da seguire, secondo i firmatari.

  1. Prosecuzione dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiva rimodulazione degli incentivi nel tempo.
  2. Interventi per le infrastrutture di ricarica private: prosecuzione del credito di imposta del 50 per cento per le utenze domestiche, le piccole imprese e partite Iva e una misura per lo sviluppo della ricarica all’interno dei condomini. Andrebbe inoltre aggiunta l’inclusione delle spese per la ricarica nei sistemi di welfare aziendale, come oggi già avviene per le carte carburante, e la previsione di una specifica tariffa elettrica dedicata alla mobilità privata, simile alla tariffa domestica.
  3. Infine, per la transizione delle imprese della filiera, misure a sostegno della riconversione industriale e dei lavoratori, indispensabili per non perdere competitività.
Unione Consumatori e il caro combustibili

A proposito di grida di dolore da parte di associazioni, l’Unione Consumatori riporta i dati del ministero della Transizione Ecologica, che segnalano un’ulteriore impennata dei prezzi dei carburanti. «Purtroppo si conferma che è finita la discesa dei prezzi dei carburanti che durava ininterrottamente da quasi due mesi, dall’8 novembre 2021, e che invece si è interrotta con l’inizio dell’anno. La benzina, in modalità self service, raggiunge i 1,733 euro al litro, il gasolio, arriva a 1,598 euro al litro. Un rincaro settimanale notevole, pari a 0,50 cent per un pieno da 50 litri, sia per il gasolio che per la benzina (0,52 cent)» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «In un anno esatto, dalla rilevazione dell’11 gennaio 2021, quando la benzina era pari a 1.450 euro al litro e il gasolio a 1.325 euro al litro, un pieno da 50 litri costa 14 euro e 17 cent in più per la benzina e 13 euro e 65 cent in più per il gasolio, con un’impennata, rispettivamente, del 19,5% e del 20,6%. Un balzo che equivale, su base annua, a una stangata pari a 340 euro all’anno per la benzina e a 328 euro per il gasolio» conclude Dona.

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