Multipower di nome e di fatto: Raywin
Multipower e Raywin, una sintonia che ha indotto l’azienda reggiana a occuparsi di alimentazioni diesel. Multipower, dal 1999 al servizio degli Oem dell’agricolo, del garden e dell’industriale. Pur avendo il ciclo Otto nel dna, è decisa ad arruolare il diesel, alla faccia dei profeti di sventura che iscrivono Rudolf sul banco degli imputati. Il paladino reggiano […]
Multipower e Raywin, una sintonia che ha indotto l’azienda reggiana a occuparsi di alimentazioni diesel. Multipower, dal 1999 al servizio degli Oem dell’agricolo, del garden e dell’industriale. Pur avendo il ciclo Otto nel dna, è decisa ad arruolare il diesel, alla faccia dei profeti di sventura che iscrivono Rudolf sul banco degli imputati. Il paladino reggiano del ciclo Diesel sarà Raywin, passaporto cinese e velleità occidentali. Il frazionamento è a 3 e 4 cilindri, da 1,1 a 2,4 litri di cilindrata. Non sono modulari, cambiano infatti le canne. Per l’agricolo il dispari ha una cilindrata unitaria di 350 cc (AxC 76 x 78,4 mm), aspirato, mentre il 4 cilindri sovralimentato ha una canna da 612 cc (AxC 87 x 103 mm), ed eroga al top 48 chilowatt a 2.700 giri con un momento pari a 210 Nm, mille giri più in basso. A rappresentare la new wave diesel, in quel di Gualtieri, sul Po, terra adottiva del pittore Ligabue, al confine tra Lombardia ed Emilia, è Marco Messori, che dopo un breve ma intensa esperienza nel mondo dei gruppi elettrogeni , torna nel settore motoristico forte dei 12 anni di trascorsi in Rama Motori con i John Deere. Ha risposto lui alle nostre domande.
Perché MultiPower ha scelto Raywin?
Multipower è distributrice di Rato, che detiene il 70 percento di Raywin si è quindi trattato di una naturale allargamento della proposta di nuovi prodotti. Si tratta di un’anteprima per Multipower, che non ha mai gestito nella propria scuderia motori diesel, essendo specialista dei motori a benzina (attualmente Robin, Rato e Yamaha, nel recente passato Subaru Robin). Io sono entrato in questa avventura in ragione della familiarità con il mercato delle applicazioni diesel.
Cosa ci racconta di Raywin?
I primi vagiti di Raywin risalgono al febbraio del 2012, per volontà di Yuchai e Rato. La piena operatività è datata maggio 2013, in quel di Chongqing, la megalopoli che ospita il cuore pulsante dei motori industriali in Cina. La gamma è assolutamente trasversale alle applicazioni. Hanno potenze fino a 40 kVA per i gruppi elettrogeni, a cui affiancano unità a giri variabili per motopompe e altri utilizzi industriali, giri fissi, a 3.000, per l’antincendio, e versioni marine per propulsione e gruppi di bordo. Attualmente l’omologazione è Stage IIIA; lo Stage V è in corso di certificazione. I primissimi motori a magazzino, proprio dal mese di luglio, saranno i tricilindrici da 9 chilowatt per gruppi elettrogeni. Per il completamento della gamma occorrerà attendere fine anno.
Da dove nasce questa joint-venture?
È un progetto di respiro mondiale, che si rivolge però principalmente ai mercati occidentali. Lo testimoniano le collaborazioni con specialisti britannici, italiani e giapponesi. L’alimentazione è a cura di Stanadyne. In Cina la casa madre, Yuchai, non ha certamente bisogno di ulteriori leve commerciali.
Qualche caratteristica in più?
Si ragiona di motori essenzialmente meccanici, a due valvole per cilindro. C’è un 3 cilindri, i 4 cilindri sono sia aspirati che turbo, con due tarature ciascuno per le applicazioni genset. Il monoblocco non ha le camicie sfilabili, è del tipo a tunnel. Pompa d’iniezione è Stanadyne. Gli Stage V saranno ovviamente common rail, di origine Bosch. Il profilo è schiettamente industriale, con albero a camme affogato nel basamento.
Trovate QUI l’articolo completo, uscito su DIESEL di Luglio-Agosto.