#offroadrecovery, secondo Federtec
#offroadrecovery è stata l’occasione per allineare le posizioni delle associazioni degli industriali del settore off-road, includendo agricolo, movimento terra e componentistica. L’iniziativa nasce da uno spartito a sei mani delle riviste DIESEL, TRATTORI e MACCHINE CANTIERI. A seguire una serie di spunti, estratti dall’intervento di Fausto Villa, Presidente Federtec. In fondo troverete il pdf dell’intero […]
#offroadrecovery è stata l’occasione per allineare le posizioni delle associazioni degli industriali del settore off-road, includendo agricolo, movimento terra e componentistica. L’iniziativa nasce da uno spartito a sei mani delle riviste DIESEL, TRATTORI e MACCHINE CANTIERI. A seguire una serie di spunti, estratti dall’intervento di Fausto Villa, Presidente Federtec. In fondo troverete il pdf dell’intero articolo. A seguire, invece, il VIDEO INTEGRALE. La prossima settimana sarà la volta di Massimo Donà e Unimot Ascomac.
#offroadrecovery. La parola a Federtec
Federmacchine rappresenta 12 associazioni (ndr: tra cui Federtec) fra le più importanti del settore manifatturiero italiano con un valore di fatturato che supera i 50 miliardi di euro. Purtroppo quando Confindustria viene convocata dal Governo spesso si trova di fronte a decisioni prese e ancora oggi non comprendiamo le ragioni per cui luoghi controllati come le sedi delle nostre aziende sono rimaste chiuse per un periodo molto lungo mentre i nostri competitor europei e internazionali continuavano a produrre erodendoci preziose quote di mercato (clienti) acquisiti in tanti anni di sacrifici e impegno. Il governo ha ignorato la voce delle imprese, c’è delusione sui provvedimenti del governo, per le aziende, occorrono azioni immediate (anticipare i soldi per la cassa integrazione – i contributi per la liquidità aziendali non sono ancora arrivati – occorre il pagamento da parte dello stato alle imprese dei debiti – rimborso Iva – nel decreto rilancio è almeno stata inserita l’esenzione dal versamento del saldo dell’Irap dovuta per il 2019 e della prima rata dell’acconto dell’Irap dovuta per il 2020 per le imprese con un volume di ricavi compresi tra 0 e 250 milioni) perché quando le risorse saranno finite, senza aver fatto nessun investimento nella ripresa del sistema produttivo, la situazione sarà drammatica e si potrebbe rischiare il collasso sociale.
Da attore che opera a monte del processo, pensate che il lockdown porterà a filiere più corte? Per le imprese italiane del settore quali sarebbero i rischi e quali le opportunità?
Il decreto stabilito dal Governo in fase 1 che permetteva alle aziende di lavorare con i codici Ateco in realtà da subito ha contribuito a penalizzare l’intera filiera della meccanica; voglio far presente che una qualsiasi macchina è fatta da un 60 per cento di beni strumentali e accessori, di conseguenza se un anello della catena, un fornitore, non produce e non consegna, tutto si riflette sull’intera filiera in particolare sui costruttori di macchine. Indipendentemente da come sono andate le cose fino ad oggi l’economia italiana si trova a dover fronteggiare un pesante crollo dell’offerta e della domanda interna ed esterna, pertanto, pur considerando entro giugno la ripartenza delle imprese al 100 percento si prevede per il 2020 una perdita del Pil di 6-7 punti si tratta di un crollo superiore a quello del 2009, abbiamo perso il 50% della produzione industriale. Se vogliamo salvaguardare il futuro del nostro paese, dell’intera filiera della meccanica, imprese, famiglie lavoratori, occorre agire subito senza tentennamenti o resistenze eliminando tutta la burocrazia che fino ad oggi ha soffocato tutte le azioni necessarie per far ripartire l’economia. I Governi di molti paesi europei si sono già mossi in questa direzione e hanno dato in pochi giorni quello che in Italia è stato promesso due mesi fa e che nessuno ancora ha ricevuto. Bisogna assolutamente vietare che il blocco dell’offerta ed il crollo della domanda provochino una drammatica crisi di liquidità nelle imprese soprattutto per le piccole che per la compressione dei fatturati e l’aumento dei costi di gestione, potrebbero mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa di intere filiere produttive. L’Italia e l’Europa sono chiamate a compiere azioni straordinarie per preservare i propri cittadini da una crisi le cui conseguenze rischiano di essere estremamente pesanti e di incidere duramente sul nostro modello economico e sociale.