Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 la Comunità Europea ha avviato una transizione gemella “digitale-decarbonizzazione” tramite lo sviluppo di specifiche strutture di policy e di governance: la digitalizzazione infatti è considerata un elemento cardine per la transizione verde, poiché permette di monitorare e massimizzare le politiche ambientali, ma allo stesso tempo ha un impatto non trascurabile sulle emissioni e richiede piani ad hoc per raggiungere la piena neutralità climatica delle proprie infrastrutture, come data center e reti di telecomunicazione, in particolare promuovendo le fonti rinnovabili per la produzione di energia e incrementando l’efficienza energetica.

In questa direzione va il Percorso verso il Decennio Digitale, un solido quadro di governance presentato dalla Commissione Europea a settembre per raggiungere obiettivi digitali al 2030 in merito a competenze, trasformazione digitale delle imprese, infrastrutture digitali e digitalizzazione dei servizi pubblici. L’Italia ha fatto progressi soprattutto in termini di infrastrutture e di trasformazione dei business, superando la media UE in alcuni indicatori chiave tra cui la copertura della rete 5G, la diffusione di un livello base di intensità digitale fra le PMI e lo sviluppo del cloud, ma si posiziona al di sotto della media sulle skill digitali della popolazione e sulla digitalizzazione dei servizi pubblici.

Di queste tematiche si occupa il Digitalization&Decarbonization Report 2023, alla sua prima edizione, redatto da Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato insieme alle aziende partner della ricerca. Nell’ottica della decarbonizzazione, le tecnologie digitali possono garantire non solo un monitoraggio adeguato dei parametri di funzionamento dei processi aziendali ed energetici, ma anche una maggiore automazione ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. L’adozione di un più alto livello di digitalizzazione nei processi aziendali potrebbe inoltre supportare la verifica delle emissioni di gas serra e la creazione di passaporti digitali dei prodotti, migliorando la tracciabilità di materiali e componenti e abilitando modelli di circular economy. 

Il PNRR è una delle principali leve per finanziare lo sviluppo dell’ambito digitale in differenti settori nevralgici del Paese – commenta Federico Frattini, vicedirettore di E&S e responsabile dello studio – con stanziamenti complessivi di circa 34 miliardi di euro, già assegnati per oltre il 53%:  alcuni esempi di investimento sono la cybersecurity, la migrazione al cloud, il potenziamento della PA e lo sviluppo di reti ultraveloci, mentre nel settore energy, che ha visto assegnati ben 4,5 miliardi di euro su 5, riguardano in particolare lo sviluppo delle smart grid, la realizzazione di sistemi di monitoraggio e la digitalizzazione delle reti di distribuzione dell’acqua, il rafforzamento delle infrastrutture elettriche. Gli investimenti sul digitale, soprattutto nel settore energy, mostrano dei risultati incoraggianti e le assegnazioni dei bandi conclusi o in corso segnalano un notevole fermento e un’opportunità importante per cambiare il volto tecnologico dell’Italia”. 

Particolare attenzione merita poi la forte crescita delle installazioni e dell’uso dei data center, fondamentali per la transizione digitale, che tuttavia non ha comportato un aumento equivalente di consumi e di emissioni: secondo i dati dell’IEA, il carico di lavoro globale associato è salito del 340% nel 2022 rispetto al 2015, mentre i consumi sono cresciuti solo del 20%-70%, sia per l’incremento dell’efficienza della componentistica IT che per una gestione efficace dell’energia di tutte le infrastrutture presenti all’interno del data center, a partire dai sistemi di cooling.

Nei comparti della produzione di energia, della gestione degli edifici e dei trasporti ci sono grandi margini di miglioramento, sia dal punto di vista normativo che dell’integrazione delle tecnologie digitali nel sistema. Emerge infatti una generale inadeguatezza delle norme attuali, che frena lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie. Al contrario, pratiche come lo smart working e la dematerializzazione dei documenti possono contribuire concretamente alla riduzione dell’impatto emissivo delle aziende in diversi settori.

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