Punch Group e il Poseidon V8 da 6,6 litri. A Torino si punta sull’innovazione
Dopo che la proprietà del Centro Ricerche General Motors si è trasferita sui lidi belgi di Punch Group, a Torino i programmi di approdo nella nautica non sono cambiati. In esposizione al Salone Nautico 2020 il 4 cilindri da 2,8 litri e il 3 litri che furoreggiano sui pick-up in Nord America, e il Poseidon, […]
Dopo che la proprietà del Centro Ricerche General Motors si è trasferita sui lidi belgi di Punch Group, a Torino i programmi di approdo nella nautica non sono cambiati. In esposizione al Salone Nautico 2020 il 4 cilindri da 2,8 litri e il 3 litri che furoreggiano sui pick-up in Nord America, e il Poseidon, sviluppato dal V8 da 6,6 litri L5P Duramax (103 x 99 millimetri), con common rail ad alta pressione. Il monoblocco è yankee al 100%, provenienza Ohio, marinizzazione nel cuore della Motor valley, a Modena.
L’intervista al management di Punch Group
«Abbiamo pensato di prendere le centraline automotive, quelle utilizzate sui pick-up. E di renderle user-friendly, togliendo una parte di software non necessaria nei motori marini. Inoltre, inserendo una parte di software che permette di fare tuning. Quindi, il motore nasce con una calibrazione per essere poi affinato sulla base delle caratteristiche dell’elica o dell’imbarcazione.
Con questa manovra, insomma, abbiamo reso accessibile alle case costruttrici dei motori altamente efficienti che possono essere integrati abbastanza facilmente nell’imbarcazione»
Questo, quanto ci ha detto Massimo Giraud, Oem Sales Key Account Manager di Punch. Sul numero di dicembre di DIESEL troverete anche una lunga intervista al Ceo, Pierpaolo Antonioli.
Un motore rivisto nell’architettura
A proposito del motore marino in mostra al Salone, Giraud aggiunge: «Quello che abbiamo qui, il Poseidon V8 6.6, è il nostro motore più potente e con displacement più grande. Il motore è stato rivisto nell’architettura e pensiamo che per il prossimo anno possa essere disponibile per essere integrato nelle imbarcazioni. Quello che mancava tra il motore diesel e l’imbarcazione era effettivamente un sistema di controllo abbastanza semplice da gestire. Il motore è stato pensato per essere abbinato con una trasmissione di superficie, più che con un piede poppiero standard».