Rumore o vibrazioni in barca? La ricetta di Vulkan
Su DIESEL di marzo (i nostri abbonati possono leggere lì il testo completo) abbiamo intervistato Gianpiero Repetti, Managing Director di Vulkan Italia, che ci ha parlato di come l’azienda affronta questioni come rumore o vibrazioni in barca. Con riferimento, nello specifico, agli interventi di refit su imbarcazioni esistenti. Interventi che nascono da quali esigenze? E quali […]
Su DIESEL di marzo (i nostri abbonati possono leggere lì il testo completo) abbiamo intervistato Gianpiero Repetti, Managing Director di Vulkan Italia, che ci ha parlato di come l’azienda affronta questioni come rumore o vibrazioni in barca. Con riferimento, nello specifico, agli interventi di refit su imbarcazioni esistenti.
Interventi che nascono da quali esigenze? E quali sono le principali cause di rumore o vibrazioni in barca?
Possiamo distinguere due esigenze tipiche: quella di un armatore, che attraverso il suo broker di fiducia, decide di mettere sul mercato la sua ‘vecchia barca’ per portarla a uno standard attuale in termini di comfort vibro-acustico, e quindi di incrementarne il suo valore di mercato, e quella di un armatore che avverte un disagio di qualche natura: sente dunque il bisogno di migliorare la propria esperienza a bordo e quella dei suoi ospiti, amici, clienti.
VULKAN ITALIA PER IL BENESSERE VIBRO-ACUSTICO
L’intervento tiene in considerazione gli effetti che il rumore provoca sul ricevente, per individuarne la causa, o meglio la sorgente. Naturalmente l’impianto di propulsione è tra i principali indiziati; ci possono essere però anche altre cause: malfunzionamento dei circuiti idraulici, fenomeni casuali creati da liquidi in circolazione oppure causati da eventi esterni, e così via.
Qual è l’approccio di Vulkan al refit?
L’obiettivo di fondo rimane quello di migliorare il comfort a bordo. Prima di tutto cerchiamo di capire qual è lo stato attuale della barca in esame e quali sono i punti che possono essere oggetto di miglioramento. Individuiamo i disturbi, attraverso la misura di vibrazioni in termini di frequenze dominanti, avvertiti dal ricevente e andiamo a ritroso, fino a identificare le sorgenti del rumore.
Per definizione esso viene trasmesso per via strutturale e per via aerea: via strutturale, a frequenze più basse, via aerea, ad alte frequenze fino a 20 kHz, oltre si parla di ultrasuoni, quindi non udibili all’orecchio umano.
PATRINI CI SPIEGA COME NASCE UN ANTIVIBRANTE…
Ultimato questo primo esame, siamo in grado di intervenire innanzitutto sulla via strutturale, mezzo che porta la vibrazione in qualsiasi punto, anche remoto, della barca. Suggeriamo dunque gli interventi necessari per ridurre la propagazione delle vibrazioni dalla sorgente, applicando idonei sistemi di taglio e smorzamento delle stesse quali, ad esempio, supporti e giunti elastici.
In altre parole, interveniamo per isolare, per quanto possibile, la sorgente del rumore dai riceventi, con sistemi idonei.
Un esempio concreto?
Partiamo da una vibrazione avvertita sul ponte, di cui individuiamo con la misura, le frequenze dominanti. Individuata la frequenza, risaliamo alla causa, considerata la relazione che esiste tra il regime di rotazione della sorgente (il motore propulsivo, ad esempio) e la frequenza rilevata sul ponte.
Parlando di numeri, ad esempio, se il fastidio avvertito a bassa frequenza ha la frequenza di rotazione dell’asse, potremmo dire che siamo di fronte a un disallineamento dell’asse; se è un multiplo del regime di rotazione del motore, potrebbe essere causato dalla combustione: è il caso allora di prevedere un idoneo isolamento con supporti antivibranti.
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