Samoter: il fotovoltaico in cava
Pochi giorni fa, l’ultimo webinar di avvicinamento al Samoter si è concentrato su un tema importante in termini di sostenibilità e innovazione: il fotovoltaico in cava
Nell’appuntamento su “Il fotovoltaico in cava”, quinto webinar in vista del Samoter, il salone internazionale dedicato alle macchine per costruzioni in programma a Veronafiere dal 3 al 7 maggio 2023, è stato affrontato un tema di grande attualità, quello degli impianti fotovoltaici per produrre energie rinnovabili in cava, che siano in grado di soddisfare il fabbisogno energetico interno ed eventualmente di vendere energia alla rete.
Il primo relatore a prendere la parola è Claudio Bassanetti, Presidente di Anepla (Associazione nazionale estrattori, produttori lapidei e affini): “Si parla di grandi impianti che possono avere un impatto importante sul territorio, con ricadute ambientali ed economiche di un certo peso. Ad ostacolare la realizzazione di questi impianti sono procedure burocratiche farraginose, incompatibili con i tempi agili che servono per ottenere gli investimenti e con l’attuale crisi energetica. Sono problemi che permangono nonostante il cosiddetto Decreto semplificazione, ai quali si aggiungono quelli relativi alla mancanza di infrastrutture”.
Ad affrontare l’aspetto normativo è l’avvocato Cristina Martorana di Legance, esperta di diritto amministrativo e ambientale. “Quella delle cave è una realtà disciplinata molto lontano nel tempo. Gli ostacoli, fino a qualche anno fa, riguardavano il fatto che, essendo la cava considerata un’area agricola, non aveva accesso agli incentivi per la propria trasformazione in impianto fotovoltaico. Infatti la cava, una volta esaurita, può trovare uno sbocco in questo tipo di trasformazione. Gli iter autorizzativi non sono semplici: il primo passo è l’autorizzazione unica, una procedura complicata perché richiede tempi lunghi, necessari soprattutto per la valutazione di impatto ambientale. L’attuale procedura Pas potrebbe consentire tempi più brevi ed essere rivalutata per gli impianti di maggiori dimensioni. È difficile trovarsi in una situazione che sia senza vincoli ambientali. Anche la Pas parla di ‘cava non suscettibile di ulteriore sfruttamento’. Significa che anche qui è necessaria una certificazione, che impatta sulle tempistiche e varia a seconda delle regioni. Se poi si vuole accedere al sistema incentivante (in area agricola), c’è una deroga nel caso in cui la cava non sia più sfruttabile e sia stato ripristinato l’ambiente. Ciò comporta la presentazione di un progetto di recupero, seguito dalla sua autorizzazione e messa in atto. I pareri della autorità in questo caso dovrebbero essere accordati entro 30 o 45 giorni, ina caso di vincoli paesaggistici o ambientali”.
Ilaria D’Amico, Responsabile Affari Normativi e Regolatori di Anie Rinnovabili affronta il tema delle tecnologie per impianti fotovoltaici in cava asciutta: “Si tratta di una grande opportunità che non richiede ulteriore consumo di suolo perché va a sfruttare aree già antropizzate e consente di recuperare questi siti dal punto di vista ambientale. Esistono varie destinazioni d’uso per le cave dismesse: una destinazione ambientale, in cui non è possibile installare un impianto fotovoltaico; una destinazione agricola, dove si può mettere il fotovoltaico a terra o l’agrivoltaico; la destinazione a invaso per impianti flottanti; infine ci sono le aree di cava abbandonate, per le quali il fotovoltaico rappresenta una vera e propria opportunità. Altri vantaggi dell’installazione del fotovoltaico sono rappresentati dal fatto che il terrano sarà mantenuto per almeno 30 anni e potranno esserci ricadute positive per la proprietà e la collettività”.
Maarten Van Cleef, Country Manager di Laketricity Italy, società che è parte di Ciel et Terre International, illustra gli impianti flottanti: mentre i pannelli montati a terra occupano più spazio, quelli in acqua sono meno ingombranti ma devono essere opportunamente ancorati. “Vantaggi: l’impatto visivo è inferiore, anche perché i pannelli sono quasi in piano (inclinati di 5-10 gradi), non si utilizza prezioso terreno agricolo, i moduli sono più freschi e abbiamo un’eccellente densità installativa”. Gli svantaggi sono i laboriosi studi di ancoraggio e i costi di costruzione maggiori. L’ideale per questo tipo di applicazioni sono le cave dismesse, i bacini di irrigazione, gli impianti di trattamento acque e le centrali idroelettriche. “Il potenziale è enorme: 4044 GW nel mondo, di cui 25 GW solo in Italia, utilizzando i bacini artificiali”. Seguono alcuni esempi installati con successo in Giappone, in aree industrializzate o agricole, sulle Alpi francesi e nel mare di Taiwan.