Tessari Energia e il biometano. REPowerEU
Asso di briscola? È la domanda che si pongono in tanti, riferita al biometano e al bio-Gnl, dopo che la Commissione Europea ha indicato il metano di origine rinnovabile, cioè derivato dalla fermentazione delle biomasse, come un tassello fondamentale del mosaico dell’indipendenza energetica. Abbiamo girato la domanda a Nicola Tessari di Tessari Energia
Così ci disse Nicola Tessari di Tessari Energia, nell’autunno dell’anno scorso: «Noi crediamo fortissimamente nel connubio tra biogas e biometano. I due settori convergono nell’esperienza di BioVerola (DIESEL novembre 2021, pag. 28, ndr). Questa declinazione impiantistica si inserisce in una tendenza di mercato in continua evoluzione. Il biometano è un’innegabile fonte di energia per il presente e per il futuro. Una soluzione utile e intelligente». Pochi mesi fa, eppure pare un abisso spazio-temporale.
Nel frattempo, i venti di guerra infuriano e si stanno chiudendo i rubinetti dei metanodotti russi. Infine, e qui si chiude il cerchio (o forse inizia proprio da qui), l’Unione europea ha varato il piano di riscatto dalla dipendenza da Mosca: «Con le misure previste dal piano REPowerEU, potremmo eliminare gradualmente almeno 155 miliardi di metri cubi di gas fossile, pari al volume importato dalla Russia nel 2021. Quasi due terzi di questa riduzione possono essere raggiunti entro un anno, ponendo fine all’eccessiva dipendenza dell’Unione europea da un unico fornitore». Uno stralcio già comparso su queste pagine e chissà quante volte ricomparirà, a titolo di monito.
Proprio a Nicola Tessari abbiamo chiesto un’impressione in merito. «Voglio a tutti i costi essere obiettivo, anche se in questo momento non mi risulta facile. La situazione energetica in Italia è chiaramente molto critica. Da una parte si potrebbe potenziare una parte degli impianti di biogas: ad esempio, uno Jenbacher serie 3, da 999 chilowatt, è implementabile a 1.200 chilowatt. Però… come dire, goccia dopo goccia possiamo riempire un bicchiere, ma prima di creare un lago… Più che sugli incentivi dobbiamo intervenire sulla tassazione. Siamo tutti quanti consapevoli di avere un estremo bisogno di energia, in questo momento, e in Italia ci sono migliaia di ettari di terreno non coltivato e una disoccupazione elevata, soprattutto nel sud del Paese. Esistono incentivi per valorizzare questi territori, ma non vengono sfruttati. Se l’Italia si svegliasse, potremmo ottenere una parte dell’autosufficienza di cui si parla coltivando questi campi a frumento, grano duro e grano tenero, utilizzando poi gli scarti per la produzione di biomassa. Ribadisco il concetto: non voglio parlare di incentivazione, ma di detassazione, di un supporto che valorizzi l’imprenditoria giovanile. La tecnologia c’è, mancano la manodopera e la volontà di capitalizzare queste opportunità. Vedo molto immobilismo, molti agricoltori o allevatori, a causa degli aumenti, sono disincentivati a realizzare impianti di biogas, perlomeno finché i prezzi non scenderanno».
Risolti alcuni problemi attuativi del decreto 2 marzo 2018 (Promozione dell’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti, ndr), qual è la condizione che manca, o meglio cosa chiederebbe Tessari Energia al pubblico italiano ed europeo?
C’è il rammarico, da cittadino europeo, perché percepisco scarsa lungimiranza a livello comunitario. Per quanto riguarda l’Italia, se potessi contribuire con un’idea, inviterei a convertire tutto ciò che è possibile convertire, non solo valorizzando l’esistente (per esempio con il citato aumento del 20 per cento delle potenze) ma incentivando in maniera intelligente gli impianti ancora da realizzare, valorizzando il terreno incolto, conferendo gli scarti nei digestori e incoraggiando l’immissione del biometano nella rete. A volte mi chiedo se i vertici della politica siano effettivamente informati sulle nostre reali potenzialità.
E il riciclo degli oli esausti, si può sfruttare anche questa fonte per l’indipendenza energetica?
Qui si sfonda una porta aperta. Tessari Energia ha contribuito a scrivere alcuni capitoli di questa storia: la prima barca a olio vegetale l’abbiamo infatti realizzata noi, per la navigazione nel lago di Como, insieme alla Coldiretti; abbiamo progettato il treno che da Venezia Santa Lucia conduceva ad Adria, conosciuto come “Vaca Mora”, che funzionava con l’olio vegetale, di girasole e di palma; è opera nostra anche il progetto di raccolta di tutto l’olio della frittura del lago di Garda per il suo riutilizzo. Sono realtà che esistono e funzionano, ma i costi di raccolta sono aumentati. Ribadisco, l’abbattimento delle emissioni in questo momento è una realtà concreta, così come la valorizzazione dello smaltimento dei rifiuti. Bisognerebbe sapere riconoscere e apprezzare quel “tesoro” che ancora non consideriamo come tale. (…)