Un’eco italiana di supporti finanziari e previsioni sul Pil. Il Gruppo Bei (costituito da Banca Europea per gli Investimenti e Fondo Europeo per gli Investimenti) e Banco Bpm uniscono nuovamente le forze per sostenere le esigenze di capitale circolante e investimenti delle piccole e medie imprese italiane colpite dalla crisi economica generata dalla pandemia. Si tratta della prima operazione di questo tipo in Italia e fra le prime in Europa. 

Bei e Bpm

A tal fine, la Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti garantiranno una tranche junior da 91 milioni di euro di una cartolarizzazione sintetica di un portafoglio di prestiti alle Pmi originato da Banco Bpm. La banca italiana potrà così fornire finanziamenti e liquidità alle Pmi attraverso prestiti a tasso agevolato per circa 1 miliardo di euro.  L’operazione copre la prima perdita di una struttura di cartolarizzazione sintetica attraverso il Fondo Europeo di Garanzia, parte integrante del pacchetto di misure da 540 miliardi di euro approvato dall’Unione Europea nel 2020 e appositamente dedicato a contrastare le difficoltà economiche e i rallentamenti produttivi causati dalla pandemia.  Questa rappresenta la terza operazione di cartolarizzazione sintetica fra il Gruppo Bei e Banco Bpm a favore delle Pmi e Midcaps italiane, di cui la prima firmata nel giugno 2019 per un valore di 55 milioni di euro e la seconda definita nel dicembre 2020 per 76.6 milioni di euro destinata al supporto delle Pmi colpite da Covid-19.

L’Amministratore Delegato del FEI, Alain Godard, ha dichiarato: “Il Fondo Europeo di Garanzia (Feg) è stato creato per sostenere le PMI europee all’indomani della pandemia e questa operazione lo dimostra. Si tratta della prima operazione di cartolarizzazione in Italia nell’ambito del Feg, nata da una collaborazione tra il Gruppo Bei e Banco Bpm che permetterà di offrire finanziamenti aggiuntivi alle Pmi italiane, al fine di sostenere le loro esigenze in un’ottica di conservazione e sviluppo dell’attività, oltre che di tutela dell’occupazione.”

bei

Rapporto Euler – Hermes

«La ripresa in Italia continua a essere molto dinamica grazie ai consumi privati e al commercio estero, principali motori del forte impulso impartito alla crescita nella seconda metà dello scorso anno» afferma Luca Burrafato, Responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes.
«Nonostante le varianti della pandemia, Il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi sta continuando a realizzare i suoi obiettivi, soprattutto per quanto riguarda la tabella di marcia del recovery plan e delle grandi riforme strutturali (ad esempio giustizia, pensioni). Tuttavia le riforme avviate e gli effetti degli investimenti del Next Generation EU avranno un effetto significativo sulla crescita potenziale solo nel medio termine, con un impatto cumulativo del 2% sulla crescita, a fine 2026».

Nel breve periodo, gli indicatori ad alta frequenza segnalano una continua espansione dell’attività economica nel Belpaese, soprattutto nel settore manifatturiero dove il Purchasing Managers’ Index (PMI) ha raggiunto a novembre il massimo storico di 62,8 punti. Poiché la crescita del PIL è chiaramente superiore alla media dell’Eurozona, Fitch ha recentemente aggiornato il rating dell’Italia da BBB- a BBB. Il valore del PIL è attualmente inferiore al livello pre-crisi solo dell’1,4% al pari della Germania, nonostante l’Italia abbia subito una recessione molto più forte nel 2020 (-9,0% contro -4,9%).
Anche se si prevede che tale livello sia raggiunto a metà del 2022, l’Italia probabilmente non riuscirà a colmare il divario di produzione fino al 2023. Le nuove restrizioni sanitarie in risposta alla quinta ondata di Covid-19 potrebbero tagliare la crescita trimestrale di 0,2% nel 4° e 1° trimestre.
Una parte significativa di questi costi potrà verificarsi solo se l’inasprimento delle restrizioni sui viaggi colpirà il turismo. Nei prossimi trimestri i consumi privati rimarranno la principale fonte di sostegno per la crescita grazie al ricorso delle famiglie ai risparmi eccedenti, che provocherà una discesa del tasso di risparmio dal 14% al 10% del reddito disponibile. Secondo le nostre previsioni, la crescita del PIL si attesterà al +4,5% quest’anno, seguito dal +2,1% nel 2023.

Le pressioni inflazionistiche sono rimaste contenute. Secondo le nostre previsioni, quest’anno l’inflazione salirà solo moderatamente al 2,1% (rispetto al 2,0% dell’anno scorso). L’attuale differenziale d’inflazione rispetto alla Germania si avvicina al massimo storico di 1,4pp, che dovrebbe sostenere la competitività relativa dei prezzi del settore manifatturiero italiano, tendenzialmente più elastico di quello tedesco.
Nel 2022 il differenziale dovrebbe rimanere su 0,7pp, giustificato fra l’altro dalla limitata pressione salariale (+0,6% nel 2022), con un tasso di disoccupazione ancora elevato al 9,1% nel successivo anno.
Questo aspetto sarà in parte compensato dalla spesa pubblica, grazie al dispiegamento degli effetti del recovery plan e al mantenimento di una politica fiscale espansiva (-5,6% di deficit nel 2022 e ritorno al -3% previsto non prima del 2025).

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