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Volvo Penta’s Johannes Carlsson oversees the installation of the Penta engines into the fleet of RIBs at The Boatyard in Lisbon,Portugal

Per capire meglio di cosa si tratti facciamo un passo indietro, alla presentazione della regata da parte di  Mark Turner, Ceo di Volvo Ocean Race, che ricama il tour marinaro sul mappamondo e lo tratteggia nell’anagrafe cronologica della competizione. «Nel 2017-18 visiteremo alcune delle città veliche più importanti al mondo, luoghi iconici come Città del Capo e Auckland, ma porteremo la regata all’attenzione anche di un pubblico nuovo in luoghi non ancora visitati. Prima di tutto Hong Kong, una città incredibile che sarà il punto di incontro perfetto per i fan e gli ospiti da tutta la zona del sud­est asiatico. Poi Canton, in Cina, per un debutto della regata in una delle prime quattro città del grande paese asiatico. E infine Cardiff, che riporterà la regata nel Regno Unito per la prima volta dal 2005-06. È proprio nel Regno Unito che nacque The Whitbread Round the World Race, con la celeberrima partenza da Portsmouth nel 1973, che poi divenne la Volvo Ocean Race nel 1998». Nell’itinerario definitivo è stata re-inserita l’Australia, continente familiare a Volvo Penta. A gennaio 2018 la regata farà un pit-stop a Melbourne.

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The Boatyard. Refit week 7th. Lisbon,Portugal.

Protagonista assoluto della regata il Volvo Penta D2-75, attrezzato col piede Saildrive, pacchetto propulsivo sul quale Volvo promette di vigilare come una vestale, fornendo manutenzione e supporto tecnico costante, che sia durante la navigazione o gli attracchi. Una conferma in odore di “beatificazione”, quella del quadricilindrico da 2,2 litri, capace di 55 chilowatt, dopo la traversata sottocoperta nel 2014-15. Sulle barche a vela la canna da 550 cc sarà chiamata a espletare la duplice funzione di propulsione ordinaria in entrata e in uscita dai porti e di ‘angelo della lampada’ nei casi di emergenza. Sentite cosa ha da dire in merito Mike Turner: «Queste barche sono state costruite per affrontare due edizioni della gara e noi siamo così fiduciosi nella tenuta dei motori che non li abbiamo sostituiti».

Stiamo pur sempre  ragionando di una competizione velistica, e l’endotermico è abitualmente chiamato a soddisfare il fabbisogno elettrico a bordo per l’illuminazione, l’alimentazione dei dispositivi informatici, le unità di controllo e comunicazione, gli strumenti di navigazione. Due gli alternatori per sbrigare le pratiche, a 24 Volt, che accumulano l’energia in altrettante batterie agli ioni di litio. Il D2-75 fornisce anche energia per alimentare il sistema idraulico della chiglia basculante, che fornisce contrappeso durante la navigazione ed è azionata da cilindri idraulici a loro volta comandati da una pompa idraulica, alimentata dal motore.

Non è un lavoro facile, quello dell’Ocean 65, lo scafo sotto le insegne di Volvo: stress dei pistoni, costretti a elevati regimi, dei circuiti di raffreddamento e dell’intero monoblocco, condizioni meteo e ambientali talvolta proibitive, che mettono a dura prova equipaggio e sala macchine. «Le condizioni della Volvo Ocean Race sono estreme e non si limitano a spingere al limite gli scafi e gli equipaggi, coinvolgono tutti i dispositivi a bordo» puntualizza ancora una volta Mike Turner, che conclude: «Noi abbiamo bisogno che a bordo tutto sia affidabile al 100 per cento. Volvo Penta fornisce i motori perfetti per andare incontro a queste condizioni estreme».

A dettagliare il concetto ci pensa Nick Bice, a capo del Cantiere navale per il Volvo Ocean Race. «Sono previsti impegnativi requisiti di erogazione di energia per alimentare i computer portatili, le macchine fotografiche e altri dispositivi elettronici per la comunicazione, permettendo agli equipaggi di mantenersi in contatto con il resto del mondo”. Prosegue Bice: «Il motore opera sempre al massimo sforzo. Rappresenta la principale fonte di erogazione di energia a bordo, della quale necessita l’equipaggio per sopravvivere. Sulla barca tutti dipendono dal motore per l’acqua da bere, essenziale quando gli equipaggi navigano ininterrottamente per settimane».

Il deus ex machina non poteva che essere un ingegnere, Johannes Karlsson, onnipresente anche nelle foto di corredo che trovate qui. Karlsson è ispiratore e angelo custode, dal momento che vigila sui partecipanti passo dopo passo, virata dopo virata, materializzandosi da un approdo all’altro, ‘gravido’ di sedici anni di esperienza ingegneristica applicata alla nautica.

 

Non c’è solamente il gasolio, nella sala macchine dell’Ocean Race. Come si evince dalle kermesse fieristiche dell’ultimo triennio, Volvo Penta scommette sulla seconda giovinezza dei benzina, come dimostra il V6 280, riconoscibile a prima vista per l’eretico rosso fiammante, che si smarca dall’istituzionale verde Volvo.

E non finisce qui. A ribadire la poliedrica vocazione di Volvo Penta nelle applicazioni endotermiche, il Volvo Pavilion attende gli equipaggi ad ogni attracco con il conforto di un gruppo equipaggiato, ça va sans dire, da un’unità da generazione della scuderia di Göteborg.

La parola passa a Björn Ingemanson, presidente di Volvo Penta: «Volvo Penta è orgogliosa di fornire soluzioni tecnologiche al Volvo Ocean Race, sia nel versante marino che in quello industriale».

Conclude Ingemanson: «Noi vogliamo apprendere da questa esperienza per assicurare le migliori prestazioni dei nostri prodotti in ogni giorno di utilizzo».

Coraggio, il 22 ottobre non è così lontano…

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