Volvo Penta Italia

Volvo Penta Italia non ne vuole sapere di smettere di crescere. Non c’entra solamente il boom dell’Ips e la consolidata egemonia nel diporto. Da quando gli svedesi hanno fatto leva sulla propria offerta motoristica per le applicazioni stazionarie, il mercato italiano ha risposto positivamente. Macchine da raccolta e applicazioni sociali nell’agricolo, applicazioni cantieristiche e la consolidata presenza nella generazione di potenza, in primis in casa Pramac.

Abbiamo chiesto a Renato Deda, Sales Manager Industrial Engines per Italia, Spagna e Portogallo, di spiegarci meglio le dinamiche del mondo Volvo Penta Italia.

Buongiorno, Deda. Potrebbe fornirci un bilancio del 2017 e dell’anno in corso?

Partiamo dalla powergen. Il market share non accenna a decrescere, soprattutto nel Sud Europa. Confermiamo una forte presenza nella fascia da 250 a 700 kVA in prime power. Il mercato, nel corso del del 2017 ha subito una flessione generale in Europa, ad eccezione del Regno Unito. Le ragioni sono ascrivibili principalmente a fenomeni geopolitici, essendo gli OEM del Sud Europa orientati all’export, nei mercati africani, nordafricani e del Medio Oriente, alcuni dei quali penalizzati dagli embarghi; la Brexit, che ha conferito maggiore competitività ai costruttori in area sterlina; la stagnazione del prezzo del petrolio, che ha avuto l’effetto di contrarre gli investimenti in alcuni mercati tradizionalmente votati alla powergen. Difficile quantificare la flessione, grossomodo nell’ordine del 10 per cento, più in volumi che in fatturato. Volvo Penta ha seguito il trend, probabilmente contenendo le perdite rispetto alla media. Il 2018 in Italia sta replicando il 2017, con la tendenza a un ulteriore calo. Un’osservazione sul comparto della generazione di potenza riguarda la sua volatilità. Il settore è molto fluttuante, nel giro di un trimestre potremmo trovarci a dire l’esatto contrario. Basterebbe, per esempio, che togliessero l’embargo alla Russia… In Italia e Spagna i costruttori di genset continuano a investire. Loro che hanno il polso della situazione, evidentemente credono nelle evoluzioni del settore. C’è una trasformazione in atto nella power generation del Sud Europa. I mercati di riferimento, in Medio Oriente e Africa, assorbono prodotti standardizzati, nei mercati più evoluti ci si sta evolvendo verso una maggiore customizzazione e un superiore contenuto tecnologico. Abbiamo registrato la discesa dei volumi e l’incremento dei fatturati in Europa. I driver sono le normative e la customizzazione.

 

Come contribuisce Volvo Penta alla customizzazione del gruppo?

Volvo Penta fornisce un prodotto di facile installazione, che ci consente di essere competitivi con gli OEM per quanto riguarda il costo dell’installazione e produzione finale del gruppo. Fattori strategici sono l’elevata densità di potenza e la segmentazione. Un esempio chiaro è quello del 16 litri, che eroga da 450 a 700 kVA nello stesso ingombro.

E per quanto riguarda il ‘versatile’, come lo chiamate voi?

Nel 2017 siamo cresciuti in doppia cifra. In Italia cresciamo nelle applicazioni mobili  più che in Europa e pensiamo di poter crescere ulteriormente nel prossimo triennio. Con il prebuy il mercato è drogato, soprattutto quello italiano, fatto di piccoli e medi costruttori, che di conseguenza approfittano del regime di flessibilità. Lo Stage V irromperà nella power generation e sarà una bella rivoluzione, perché pone questioni che l’off-road ha preso in carico con il Tier 4 Final. Nella generazione, il problema del costruttore è quello di dimensionare la macchina al carico effettivo con installazioni multiple o soluzioni ibride. Il gruppo elettrogeno avrà un ruolo fondamentale nell’elettro-mobilità, che dischiude nuovi scenari anche per Volvo Penta.

 

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